di:
Elisa Tosi Brandi,
Gian Paolo G. Scharf
1300 circa – 1385 gennaio.
Rimini, Pesaro, Fano: 1334 - 1385;
Cesena, 1378-1385;
Cervia, 1383 - 1385;
Sansepolcro (già Borgo San Sepolcro): 1371 luglio 7 – 1385 gennaio
L’epoca di G. e Malatesta Antico è quella della prima espansione territoriale del casato, piuttosto tormentata per le rivalità con i cugini e le ostilità della Santa Sede contraria all’accentramento del potere, che giunge tuttavia a compimento con il vicariato apostolico su Rimini, Pesaro, Fano e Fossombrone nel 1355; G. riesce ad espandere la signoria fino a Sansepolcro (1371), Cesena (1378), Cervia (1383). Si veda comunque la scheda famigliare.
Vedi scheda famigliare. G. era figlio di Pandolfo I.
Cavaliere; a lui e al fratello Malatesta Antico gli Statuti della città di Rimini del 1334 riconoscono dominium et deffensoria nei confronti della città e del suo distretto; vicario imperiale (1343), vicario apostolico dal 1355; gonfaloniere del papa (1356); senatore di Roma (27 gennaio 1368); rettore della Romagna (1380).
A Sansepolcro G. si qualificò con il titolo di Dominus.
Primogenito di Pandolfo I, G. affiancò il padre nella gestione del potere, finché alla morte di quest’ultimo nel 1326 prese parte con il fratello alla spartizione del potere. A Malatesta Antico e a G. spettarono i domini marchigiani, mentre Rimini andò al cugino Ferrantino. Appoggiando le mire espansionistiche del legato papale Bertando del Poggetto, nel 1331 Malatesta Antico e G. riuscirono a prevalere sui cugini Ferrantino e Malatestino Novello, ottenendo il riconoscimento del potere.
Per Sansepolcro , conosciuta la volontà del precedente signore, Raimondo di Montalto, di disfarsi dello scomodo dominio, Galeotto si fece avanti, per coronare un progetto espansivo piuttosto ambizioso. Dato che il pontefice, che non si riconosceva titolare del dominio eminente sul Borgo, aveva posto come unica condizione per dare il proprio benestare alla cessione che il nuovo signore fosse un fedele della Chiesa, Galeotto, insignito recentemente del titolo di pugil ecclesie, rispondeva pienamente a tutti i requisiti, tenendo il resto dei suoi domini in vicariato apostolico.
Sui domini adriatici vicario imperiale (1343) e vicario apostolico (dal 1355).
A Sansepolcro, ottenuto il benestare pontificio, Galeotto si premurò di farsi investire del nuovo dominio dall'imperatore Carlo IV solo alcuni anni più tardi, nel 1378.
Gli Statuti riminesi del 1334, che rappresentano la più antica redazione pervenuta, sono tutti a favore dei Malatesta, che detengono oramai il controllo delle magistrature cittadine. Il loro potere è riconosciuto e legittimato dalle rubriche statutarie, che riconoscono totale libertà ed esenzione da qualunque statuto ed ordinanza comunale (libro II, rub. 182), la possibilità di convocare a loro arbitrio, nel consiglio dei savi, un libero numero di fedeli (libro II, rub. 183), le deliberazioni da loro prese vengono ratificate e sono cogenti, anche se in contrasto con la precedente normativa; le rubriche riconoscono inoltre loro la potestà di confermare e riformare statuti, di cassare, mutare e sospenderne gli articoli pro libito, inoltre riconfermano la concessione di balia ed arbitrio su tutte le entrate e tutte le giurisdizioni, riconoscendo Malatesta Antico e G. dominium et deffensioria nei confronti di Rimini e del suo distretto (libro II, rub. 188).
A Sansepolcro, in un primo tempo il Malatesta si premurò di intervenire il meno possibile nella situazione pregressa, per aumentare il consenso alla propria dominazione. È probabile che qualche aggiustamento sia avvenuto in seguito, anche se le tracce documentarie sono a tale proposito assai labili. Comunque il principale interesse di G. nell'acquisto del paese era di natura economica, e per tale motivo il nuovo signore si premurò soprattutto di insediare (o confermare e stabilizzare), un'amministrazione finanziaria periferica, parallela a quella comunale, che rispondeva almeno agli inizi solo al tesoriere centrale.
Il M. era un esponente di punta dello schieramento guelfo, e tanto il suo ruolo di vicario pontificio, quanto il mestiere delle armi, praticato stabilmente dalla famiglia, lo inserivano appieno in un complesso sistema di alleanze.
Insieme con il fratello fu determinante nel fermare le mire espansionistiche di Ordelaffi e Visconti ai danni della Santa Sede. Importante furono i suoi ingaggi militari per il re di Sicilia Luigi d’Angiò, presso Firenze.
Durante la cosiddetta guerra degli Otto santi (1375), G. si schierò a favore della Chiesa assumendo la direzione della resistenza papale contro la lega tra Fiorentini e Visconti . Mentre la lega stava per avere il sopravvento, le numerose milizie bretoni e inglesi reclutate per l’occasione riuscirono a fermare l’avanzata. Il loro acquartieramento presso Cesena creò la semidistruzione della città e del territorio, saccheggiata dai mercenari nel 1377. In un primo momento accusato di aver avuto responsabilità nell’accaduto, G. riuscì a riconquistare la fiducia dei cesenati e a recuperare la città, che passò sotto il dominio malatestiano.
G. sposò Elisa della Valletta a Rimini nel giugno 1323 e nel 1367 si risposò con Gentile da Varano, figlia del signore di Camerino.
Capitano delle milizie di Luigi d’Angiò re di Sicilia nel 1352; 1354 vicario dell’Abruzzo; gonfaloniere del papa (1356); capitano delle milizie fiorentine (1363).
A Galeotto vengono attribuiti alcuni dei lavori di consolidamento delle strutture fortificate di Sansepolcro, la creazione di una via interna alle mura (per fini militari) e la ristrutturazione di un palazzo nel centro del paese, quale sua residenza privata.
I protagonisti di questa fase di ascesa della signoria malatestiana non hanno ancora costituito una corte e, durante le pause dalle guerre, si distraggono con passatempi che richiedono l’uso delle armi al fine di mantenersi in allenamento. Sappiamo che G. amava la caccia e fino a tarda età continuò ad esercitarla.
Famosa è la faida ingaggiata tra G. e Malatesta Antico, da un lato, e Ferrantino con Malatestino, dall’altra, che diede a Malatesta il soprannome di Guastafamiglia, avendo avuto alla fine la meglio sui cugini rivali. Dopo numerosi conflitti, seguiti da riconciliazioni che duravano solo il tempo di riprendere l’offensiva, Malatesta Antico nel 1334 si finse ammalato e prega il cugino Ferrantino, che si era nuovamente insediato a Rimini, di andarlo a trovare a Pesaro per accordarsi sulla ripartizione dei domini familiari. Giunto a Pesaro con il figlio Malatestino e il nipote Guido, Ferrantino viene imprigionato da Malatesta, che corre a Rimini ed è acclamato dal popolo signore della città. Malatestino e Guido moriranno durante la prigionia a Gradara, mentre Ferrantino, confinato a Mondaino nel 1343, nel 1348 se ne va a Urbino lasciando campo libero ai cugini. Con un atto di sottomissione al legato apostolico, nel 1343 i Malatesta ottennero dalla Chiesa il riconoscimento ufficiale del proprio dominio, che, estendendosi su tutto il distretto riminese, comprendeva gli strategici feudi di Saludecio e Verucchio. Come i loro antenati, G. e Malatesta Antico intrapresero una politica espansionistica molto aggressiva, che suscitò costanti dissidi con le autorità superiori, prevalentemente quelli con la Santa Sede. Scomunicati nel 1354 per non aver voluto cedere i loro territori alla Chiesa, nemmeno le mediazioni degli alleati riescono a far sedere al tavolo delle trattative i Malatesta. Sconfitto dalle milizie dell’Albornoz, G. viene catturato e rilasciato soltanto dopo l’intervento del fratello Malatesta Antico che si impegna ad accordarsi con la S. Sede. Nel luglio 1355 papa Innocenzo VI solleva i Malatesta da scomunica e interdetto nominandoli vicari della Chiesa.
A Sansepolcro una lunga tradizione storiografica locale ha accreditato al M. una fama di buon governante, attento ai bisogni del paese, che si traduceva probabilmente in un forte consenso interno.
Nel 1385 Galeotto morì, lasciando quattro figli, fra i quali fu ripartita l’eredità. Sansepolcro toccò al quarto, Galeotto Belfiore, sotto la tutela del fratello Carlo data la sua minorità.
Statuti di Rimini, Biblioteca civica Gambalunga, sc-sm 1165, 1166, 1167. M. Griffoni, Memoriale historicum de rebus Bononiensium, a cura di L. Frati - A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XVIII, 2, pp. 44, 63 s., 67, 78 s.; M. Battagli, Marcha, a cura di A.F. Massera, ibid., XVI, 3, pp. 32-35, 46-48, 56 s., 73 s., 76, 80 s.; T. Borghi, Continuatio Cronice dominorum de Malatestis, a cura di A.F. Massera, ibid., pp. 85-88; Corpus chronicorum Bononiensium, a cura di A. Sorbelli, ibid., XVIII, 1, vol. III, ad ind.; Cronache malatestiane dei secoli XIV e XV, a cura di A.F. Massera, ibid., XV, 2, pp. 8 s., 11-13, 15, 17, 19-23, 27-31, 34, 37, 39-44, 46-48, 50, 52-54; B. Branchi Cronaca malatestiana, a cura di A.F. Massera, ibid., pp. 158-160, 162, 164-172.
Per il dominio su Sansepolcro, Archivio di Stato di Firenze, Notarile Antecosimiano, nn. 16180-2, 7093-5, 11182-3.
C. Clementini, Raccolto istorico della fondatione di Rimino, II, Rimino 1627, pp. 113-170; L. Tonini, Della storia civile e sacra riminese, IV, Rimini nella signoria de' Malatesti, 1-2, Rimini 1880, ad ind.; G. Franceschini, I Malatesta, Varese 1973, pp. 119-132, 158-177; P.J. Jones, The Malatesta of Rimini and the Papal State, Cambridge 1974, pp. 64-101; D. Frioli, Gli statuti comunali, in Storia Illustrata di Rimini, vol. 1/IV, Milano 1990, pp. 129-160, p. 130; C. Curradi, I Malatesti. Origine e affermazione della Signoria, in Storia Illustrata di Rimini, vol. 1/IV, Milano 1990, pp. 145-160, pp. 155-158; A. Maiarelli, M. Guastafamiglia, Galeotto I Malatesti e la legittimazione della signoria, in I Malatesti, a cura di A. Falcioni - R. Iotti, Rimini 2002, pp. 43-62; La Signoria di G. I M. (1355-1385), a cura di C. Cardinali - A. Falcioni, Rimini 2002; A.Falcioni, voce Malatesta (de Malatestis) Galeotto, in DBI, http://www.treccani.it/enciclopedia/galeotto-malatesta_(Dizionario-Biografico) / (10/11/2011).
Per il dominio su Sansepolcro G. Franceschini, Alcuni documenti su la signoria di Galeotto Malatesta a Borgo San Sepolcro, in «Studi Romagnoli», II, 1951, pp. 39-56; G.P.G. Scharf, La signoria di Galeotto Malatesti a Sansepolcro, in La signoria di Galeotto I Malatesti (1355-1385), a cura di C. Cardinali e A. Falcioni, nella collana "Le signorie dei Malatesti", XV, Centro studi malatestiani, Bruno Ghigi editore, Rimini 2002, pp. 265-299.
Le informazioni su Rimini, Pesaro, Fano, cesena e Cervia sono a cura di Elisa Tosi Brandi; quelle su Sansepolcro sono a cura di Gian Paolo G. Scharf.