di:
Alma Poloni
?-1468.
1417-1468.
Faenza; Imola (il solo Guido Antonio, 1439-1448; vedi scheda Taddeo Manfredi).
Vedi scheda famiglia Manfredi. Astorgio (II), Guido Antonio e Gian Galeazzo (II) erano figli di Gian Galeazzo (I) M.
Vicario generale in temporalibus a Faenza per la S. Sede; conte della Val di Lamone. Il M. detenne entrambi i titoli insieme ai fratelli Guido Antonio (morto nel 1448) e Gian Galeazzo (II) (morto nel 1466).
Astorgio e i fratelli successero al potere alla morte del padre Gian Galeazzo (I); fino al 1420, tuttavia, la madre Gentile Malatesta esercitò la reggenza.
Il solo vicariato apostolico, confermato periodicamente ai tre fratelli Astorgio, Guido Antonio e Gian Galeazzo (II).
Vedi anche la scheda Gian Galeazzo (I) Manfredi. Dal punto di vista formale, Astorgio e i due fratelli esercitavano la signoria collegialmente. In realtà, dopo la morte di Guido Antonio nel 1448 sembra che Gian Galeazzo sia rimasto ai margini della vita politica, e che il potere decisionale fosse nelle mani del solo Astorgio.
I M. cambiarono continuamente fronte e sistema di alleanze. La difficile situazione della Romagna, zona di frizione tra le mire espansionistiche delle principali potenze italiane, richiedeva in questa fase un notevole equilibrismo.
La politica matrimoniale dei M. fu la stessa delle condotte, improntata alla massima diversificazione, e coinvolse le principali famiglie signorili non solo romagnole. Astorgio (II) sposò Giovanna di Ludovico Vestri, dei conti di Cunio, tornando a rinsaldare un’alleanza matrimoniale ormai tradizionale per i Manfredi. Le figlie Elisabetta e Barbara sposarono i due fratelli Cecco e Pino Ordelaffi di Forlì. Guido Antonio sposò Bianchina di Niccolò Trinci, signore di Foligno, ed ebbe, oltre al figlio Taddeo, tre figlie: Leta, che sposò Guido di Giambattista Visconti di Milano, Rengarda, che si unì a Carlo di Gian Francesco Gonzaga, e Cornelia, seconda moglie del condottiero Tiberto Brandolini. Gian Galeazzo sposò nel 1451 Parisina figlia del conte Niccolò della Mirandola. I tre signori di Faenza avevano anche due sorelle: Marzia sposò Tommaso Fregoso di Genova, Ginevra si unì a Ostasio di Obizzo da Polenta.
Astorgio (II) e Guido Antonio si avviarono al mestiere delle armi ancora adolescenti. Nel corso della loro vita essi combatterono al soldo di Milano, Firenze, Venezia, Napoli, attraverso tutti i grandi conflitti dei primi decenni del Quattrocento. In alcune occasioni militarono anche in schieramenti opposti, per diversificare le strategie.
Il ventennio in cui Astorgio (II) dominò Faenza di fatto da solo, condividendo il potere solo formalmente con il fratello Gian Galeazzo (II), tra il 1448 e il 1468, è considerato un periodo di grande fioritura urbanistica, artistica e culturale. Dal punto di vista urbanistico, questi anni videro un profondo rinnovamento dell’edilizia religiosa: furono intrapresi importanti lavori di ristrutturazione e di rifacimento delle chiese e dei conventi dei Domenicani, dei Francescani, dei Servi, dei Camaldolesi di S. Ippolito, delle monache Camaldolesi di S. Maglorio e Domenicane di S. Caterina. Questo fervore edilizio fu sostenuto dal contributo economico dello stesso signore e delle famiglie cittadine che sostenevano il suo regime.
Sembra inoltre che ad Astorgio (II) si debba la ripresa del progetto, che era stato già di Astorgio (I), di realizzare una nuova cinta muraria, la cui costruzione fu avviata, secondo gli storici locali, nel 1456, e ultimata poi dal figlio Carlo (II). Questa cinta fissò di fatto la forma urbis in un assetto che rimarrà immutato fino all’inizio del ‘900. Il M. promosse anche il restauro o la ricostruzione delle rocche e delle mura di Brisighella, Russi e Riolo. Solarolo fu trasformato in residenza estiva dei Manfredi: al cantiere aperto per il rinnovamento delle strutture lavorarono probabilmente maestranze toscane.
A quanto sembra, gli interessi culturali di Astorgio (II) furono particolarmente stimolati dai due anni di prigionia che egli trascorse a Firenze dopo la battaglia d’Anghiari, tra il 1440 e il 1442. Per gli anni successivi, è stato osservato un vero e proprio processo di acculturazione che vide l’ambiente di corte faentino assorbire i modelli culturali ed artistici importati dalla Toscana. Un processo, tra l’altro, che non fu turbato dal carattere instabile e oscillante dei rapporti politici di Astorgio con Firenze. Il M. divenne un collezionista di codici, che confluirono nella Biblioteca manfrediana. Appena rilasciato dai fiorentini, Astorgio chiese a Pietro e Giovannino de’Medici il Canzoniere di Francesco Petrarca per farne eseguire una trascrizione. Da una lettera del 1454 sappiamo che uno dei copisti dei Medici aveva avuto l’autorizzazione a lavorare anche per il signore di Faenza. Dagli anni ’40-’50 furono attivi a Faenza vari artisti fiorentini, tra i quali Donatello, Antonio Rossellino, Biagio d’Antonio e, forse, Andrea e Luca della Robbia.
Tra l’11 e il 12 maggio del 1460 scoppiò a Faenza un tumulto popolare, che prese probabilmente le forme di una protesta contro il fisco signorile. Fu infatti assaltato l’ufficio della gabellina e del danno dato, e furono distrutte le scritture che vi erano conservate. A quanto pare, la rivolta era stata fomentata dal nipote di Astorgio (II) e Gian Galeazzo (II), Taddeo, signore di Imola.
Morte.
L’unica fonte di una certa consistenza per la storia di Faenza nel medioevo sono le 2.051 pergamene, che coprono un arco cronologico che va dal 979 al 1828, conservate presso l’Archivio di Stato di Ravenna, Sezione di Archivio di Stato di Faenza. Su questo nucleo documentario si veda G. Rabotti, Vicende vecchie e recenti (vedi bibliografia). Tra i fondi confluiti nel diplomatico, di particolare importanza per lo studio della signoria manfrediana è la cosiddetta «Raccolta Azzurrini», composta da 462 pergamene. Molte di esse sono trascritte, per esteso o, più spesso, in regesto, in B. Azzurrini, Chronica breviora (vedi bibliografia), e in G. B. Mittarelli, Ad scriptores rerum italicarum (vedi bibliografia). Il panorama documentario è completato dagli Atti dei notai del mandamento di Faenza, sempre nella Sezione di Archivio di Stato di Faenza: 11 registri per il periodo dal 1367 al 1419 e 528 dal 1419 al 1550.
Fonti: G. C. Tonduzzi, Historie di Faenza, Faenza 1675; G. B. Mittarelli, Ad scriptores rerum italicarum cl. Muratorii accessiones historicae faventinae, Venetiis 1771; Theiner A., Codex diplomaticus temporalis S. Sedis, Roma 1861-62, III; Azzurrini B., Chronica breviora aliaque monumenta faventina a Bernardo Azzurrino collecta, a cura di A. Messeri, RIS2, XXVIII, 3, Città di Castello 1907; Statuta civitatis Faventiae, a c. di G. Ballardini, RIS2, XXVIII, 5, Città di Castello 1929; Magistri Tolosani Chronicon Faventinum, a cura di G. Rossini, RIS2, XXVIII, 1, Bologna 1936; F. Sacchetti, Libro delle rime, a cura di A. Chiari, Bari 1936;
Studi: Malpeli L., Dissertazioni sulla storia antica di Bagnacavallo, Faenza 1806; Valgimigli G. M., Memorie istoriche di Faenza, vol. I, Faenza 1844; Panzavolta G., I Manfredi signori di Faenza, Faenza 1884; F. Argnani, Cenni storici sulla Zecca, sulle monete e medaglie dei Manfredi, Faenza 1886; Messeri A. – Calzi A., Faenza nella storia e nell’arte, Faenza 1909; Ballardini G., La costituzione della contea di Brisighella e di Val d’Amone, in «Valdilamone», VII (1927), pp. 23-30; Donati G., La fine della signoria dei Manfredi in Faenza, Torino 1938; P. Zama, I Manfredi signori di Faenza, Faenza 1954; Larner J., Signorie di Romagna, Bologna 1972; Faenza: la città e l’architettura, a c. di F. Bertoni, Faenza 1978; Faenza. La basilica cattedrale, a cura di A. Savioli, Napoli 1988; Banzola M., I conti da Cunio fra Romagna e Sabina. Un approccio prosopografico, in «Studi Romagnoli», 41 (1990), pp. 378-414; Faenza nell’età dei Manfredi, Faenza 1990; Rabotti G., Vicende vecchie e recenti del «diplomatico» faentino, in «Studi romagnoli», XLI (1990), pp. 75-111; Repertorio degli statuti comunali emiliani e romagnoli (secc. XII-XVI), a cura di A. Vasina, Roma 1997-98, II, pp. 145-155; I. Lazzarini, voce Manfredi, Astorgio (II) in DBI 68 (2007); Tambini A., Storia delle arti figurative a Faenza, 3 voll, Faenza 2006-2009.