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Tommaso di Carpegna Falconieri
1240 ca. - 1300.
1295-1300 (a Cesena).
Vedi la scheda famigliare.
Vedi la scheda famigliare.
Conte di Montefeltro.
G., che compare nella documentazione verso il 1268, divenne personaggio di primo piano nel periodo in cui il cugino Guido, ormai vecchio, stava abbandonando il potere (1294) e in particolare a partire dal parlamento generale della Romagna (26 ottobre 1295) convocato dal legato Guillaume Durand, al quale prese parte in posizione eminente. Per alcuni anni governò insieme a Guido e al di lui figlio Federico, esprimendo peraltro una propria politica personale quando divenne capitano del popolo e podestà di Cesena (1295-1300).
Vedi la scheda relativa al cugino Guido da Montefeltro.
A differenza del cugino Guido e soprattutto del nipote Federico, G. ebbe posizioni più moderate e conciliatrici. Nel febbraio 1296 Guido vescovo di Pavia, su mandato di Bonifacio VIII, lo rimosse dal capitanato di Cesena, ma la sentenza non fu rispettata: anzi, come risposta G. si affrettò a conquistare Imola con una vasta coalizione anticuriale. Gli anni del suo governo su questa città (1295-1300) sarebbero stati caratterizzati da «magnanimità e cortesia» (Franceschini 1970, p. 172).
Vedi la scheda relativa al cugino Guido da Montefeltro. Non si conoscono eventuali matrimoni di G. Secondo Franceschini (1970, p. 172), egli ebbe due figli, dei quali uno, Buonconte, fu podestà di Arezzo nel 1317. Suo successore effettivo, tanto nel Montefeltro quanto a Cesena, fu però il nipote Federico.
Podestà di Arezzo (1290, 1291); podestà, capitano del popolo e capitano generale della guerra del comune di Pisa (1292); signore di Cagli (dal 1293, insieme ai congiunti Guido di Montefeltro e Corrado di Montefeltro-Pietrarubbia); signore di Pesaro (nel 1294); capitano del popolo di Cesena (settembre 1295-1300); capitano generale della lega ghibellina dei comuni romagnoli (dal giugno 1296, insieme a Maghinardo di Susinana); podestà di Arezzo (1297- prima metà del 1298; nell’anno successivo, podestà furono i suoi fedeli Pocaterra da Cesena e Mastinello da Cagli, quindi suo nipote Federico); podestà di Cesena (da settembre 1298 alla morte, ufficio sommato a quello di capitano).
Considerato un illuminato signore, viene indicato da Dante Alighieri come uno tra gli esempi più elevati per liberalità e disprezzo delle ricchezze (Convivio, IV, 11, 14). Secondo la critica dantesca (Inzitari), proprio il periodo del capitanato del popolo a Cesena, sorta di regime intermedio tra «signoria e stato franco», dovette essere quello che destò l’attenzione di Dante.
G. morì il 1° luglio del 1300. Il capitanato del popolo di Cesena fu offerto al nipote Federico, che riuscì a conservarlo fino al 13 maggio 1301.
Vedi la scheda famigliare.
F. Ugolini, Storia dei conti e duchi d’Urbino, Firenze 1859 (ediz. anast. Urbino 2008), I, pp. 93-104; Annales Arretinorum maiores et minores (aa. 1192-1343), a cura di A. Bini e G. Grazzini, RIS2, XXIV, 1, Città di Castello 1902-1912, p. 10; Annales Forolivienses ab origine Urbis usque ad annum MCCCCLXXIII, a cura di G. Mazzatinti, RIS2, XXII, 2, Città di Castello 1903, pp. 52-57 ; G. Franceschini, La signoria dei conti di Montefeltro a Cesena (1275-1301), in Studi romagnoli, V (1954), pp. 317-327; M. Rossi, I Montefeltro nel periodo feudale della loro signoria (1181-1375), Urbania 1957, pp. 65, 69-76; G. Franceschini, I Montefeltro, Varese 1970 pp. 54-55, 75, 132-133, 145-149, 152, 167-172; G. Inzitari, Montefeltro, Galasso da, in Enciclopedia dantesca, III, Roma 1971, p. 1019; G. Franceschini, Documenti e regesti per servire alla storia dello Stato d’Urbino e dei conti di Montefeltro (1202-1375), Urbino 1982, nn. 81, 82, 85, 91, 93, 145; Annales Caesenates, in Antiquitates, 21, Fonti per la Storia dell’Italia medievale, a cura di E. Angiolini, Roma 2003, pp. 46, 51, 53, 55, 59-64, 68, 69.