Mulucci, Fredo


di:
Estremi anagrafici:

Fine XIII secolo- dopo la metà del XIV secolo.



Durata cronologica della dominazione:

1325 circa - 1340; forse l’egemonia dei Mulucci si riaffacciò negli anni 1350-1357, ma su questo l’erudizione locale non esibisce alcuna attestazione sicura.



Espansione territoriale della dominazione:

La signoria comprendeva Macerata e il suo modestissimo contado comunale; prima del 1340 si estese anche ai castelli di Montecosaro e Morrovalle, lungo la media valle del Chienti.

Origine e profilo della famiglia:

I Mulucci si impongono nella società comunale cittadina della seconda metà del Duecento: d.nus Mulutius d.ni Muli, l’eponimo del casato, risulta nel catasto del comune del 1268 il più ricco possidente della città. Probabilmente la famiglia Mulucci avviò la propria ascesa sociale, nel primo Duecento, nelle fila dei funzionari minori del vescovo di Fermo, sotto la cui diocesi si trovava Macerata.


Titoli formali:

Nessun titolo formale.


Modalità di accesso al potere:

L’ascesa dei Mulucci si compì in costante dialogo e rapporto con i rappresentanti del papato avignonese. Si può arguire che essi esercitarono una egemonia sulla città in quanto supremi garanti dell’adesione allo schieramento guelfo presso i rappresentati papali, i quali sostennero l’autorità dei Mulucci in un contesto di interessi reciproci. Per questo motivo le elargizioni concesse dal papato a Macerata fra 1320 e 1340 furono particolarmente larghe: facoltà di merum et mixtum imperium nel 1322, giurisdizione d’appello nel 1346.


Legittimazioni:

Caratteristiche del sistema di governo:

Il potere fu parzialmente condiviso da Fredo insieme al fratello Vanni: la testimonianza del tesoriere papale della Marca, resa all’Informatio del 1341 (un’inchiesta politica condotta dal rettore della Marca Jean Dalpérier in vari centri della Marca), attesta che Fredo fu il vero e proprio leader e che il fratello Vanni, nonostante esercitasse una qualche autorità (potentia et maioritate aliqua) non sempre era in accordo con lui (non esset in tota concordia cum F.)


Sistemi di alleanza:

I Mulucci stabilirono la loro egemonia sulla città poggiando le basi sul loro orientamento politico filopapale, che risultò determinante negli anni delle rivolte ghibelline nella Marca centrale e negli anni in cui la città di Macerata veniva promossa sia a sede di diocesi (1320) che come permanente centro di residenza del rettore pontificio e della sua curia.

Nel 1326 la podesteria maceratese di Cicco Accorrimboni di Tolentino (figlio di Accorrimbona, vedi scheda) denota sia i profondi raccordi fra le famiglie guelfe della regione sia il fatto che i Mulucci mantennero formalmente salde le istituzioni comunali nella loro città.

Nel settembre 1328 Fredo, dopo aver partecipato all’occupazione di Senigallia da parte dell’esercito pontificio, è documentato a Fermo insieme ad altri signori guelfi nei capitoli preliminari della pace fra il rettore provinciale da una parte e Mercenario di Monteverde (vedi scheda Mercenario da Monteverde) e i comuni ghibellini dall’altra.

Cacciati dalla città poco prima del 1340, i Mulucci fanno perdere le loro tracce documentarie fino al marzo 1353, allorché Fredo, alleatosi con i Malatesta, appare fra i testimoni alla pace di Sarzana, conclusa con i Visconti: nella pace si prevedeva anche il rientro a Macerata dei fuoriusciti e il reintegro dei loro beni. Si può ipotizzare che la riscossa della famiglia fosse stata resa possibile anche della crisi demografica e sociale in cui versava la città all’indomani della peste del 1348. Fredo e Vanni presero parte alla pace di Sarzana nel marzo 1353, dopodiché fanno perdere le loro tracce nella documentazione.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Pietro Molucci, frate minore, fratello di Fredo e di Vanni, fu nominato secondo vescovo della città da Giovanni XXII, dopo che il papa nel 1320 aveva elevato il centro urbano a sede diocesana: fu vescovo dal 1323 al 1347.


Politica urbanistica e monumentale:

Una lapide attesta la costruzione della Fonte Maggiore (1326), fuori delle mura, ad opera dei maestri Marabeo e Domenico, sotto la podesteria di Cicco Accorrimboni di Tolentino (figlio di Accorrimbona Accorrimboni, vedi scheda): nelle pareti della fontana fu murato lo stemma di Fredo, che mette in campo una mula rampante sotto un lambello.


Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Nel febbraio1335, aseguito di una rivolta popolare, i Mulucci furono cacciati dalla città, ma l’anno seguente riuscirono a rientrarvi molto probabilmente anche grazie all’aiuto dei rappresentanti del governo provinciale dello Stato della Chiesa. Un anno dopo il rettore revocò la scomunica lanciata contro la città per la rivolta su domanda del comune e dei Mulucci. Vedi anche voce “Fine della dominazione”.


Giudizi dei contemporanei:

Nell’Informatio del 1341, i rappresentanti del comune di Macerata (i Priori del Popolo e delle Arti) affermano che la fine della tirannide avvenne nel quadro complessivo dell’abbattimento dei regimi signorili attuato in quegli anni nelle città marchigiane con l’appoggio del rettore papale.


Fine della dominazione:

Nell’agosto del 1340 si ebbe un rovesciamento del regime signorile, attuato dalle associazioni delle Arti e nel 1342 vennero approvati nuovi statuti di matrice popolare. In alcune testimonianze della citata Informatio (1341) si sostiene che il Popolo aveva deposto questi ultimi de omni maioritate et potentia de terra predicta.


Principali risorse documentarie:

Scarsissime le fonti documentarie disponibili (forse distrutte dopo la fine della signoria).


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: L. Colini Baldeschi, Vita pubblica e privata maceratese nel Duecento e Trecento, in Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche, VI (1903), docc. VII-VIII.

Studi: R. Foglietti, Conferenze sulla storia medievale dell’attuale territorio maceratese, Torino 1885;

E. Colini Baldeschi, Comuni, signorie, Comuni, signorie e vicariati nella Marca d’Ancona, in Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Marche, ser. IV (1925, II), pp. 3-19; L. Paci, Le vicende politiche, in Storia di Macerata. Le origini e le vicende politiche, Macerata 1986, pp. 94-109; Ph. Jansen, Démographie et société dans les Marches à la fin du moyen âge. Macerata aux XIVe et XVe siècles, Rome 2001, pp. 74-80.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: