di:
Alma Poloni
1436-1480.
1470-1480.
Forlì, Forlimpopoli.
Vedi scheda famiglia Ordelaffi. Pino era figlio di Antonio O., e fratello di Francesco IV O.
Vicario generale in temporalibus per la S. Sede.
Pino successe al fratello Cecco, morto nel 1466.
Nel 1470 Pino fu investito del vicariato, insieme ai figli, da papa Paolo II. Tre anni dopo la concessione fu confermata da Sisto IV.
Dopo la morte della prima moglie Barbara Manfredi, figlia di Astorgio II signore di Faenza – secondo gli storici locali per avvelenamento –, nel 1470 Pino sposò Zaffira Manfredi, figlia di Taddeo, signore di Imola. I rapporti dell’O. con i Manfredi di Faenza divennero pessimi, soprattutto quando si rifugiarono in quella città i figli del fratello Cecco, che egli avvertiva come una minaccia. Nel 1477 Pino organizzò spedizioni militari contro i Manfredi di Faenza e a sostegno dei Manfredi di Imola. Egli inoltre, abbandonato completamente l’atteggiamento antipapale dei suoi predecessori, si propose come sostenitore dei progetti nepotistici di Sisto IV, e nel 1479 combatté contro Firenze medicea al servizio dello stesso papa.
Alla morte, anch’essa sospetta, di Zaffira Manfredi, dopo soli due anni di matrimonio, nel 1475 Pino sposò Lucrezia di Gianfrancesco Pico della Mirandola.
Prima e anche dopo l’acquisizione del potere signorile Pino assunse redditizie condotte militari, in particolare al servizio di Venezia e della curia pontificia. Le risorse economiche reperite attraverso queste attività furono fondamentali anche per la realizzazione della politica urbanistica e culturale dell’O.
Il mecenatismo di Pino si espresse anche in una particolare sollecitudine per l’edilizia religiosa. Egli fece realizzare importanti lavori nella cattedrale di S. Croce e nel monastero di S. Mercuriale, finanziò la costruzione del convento di S. Maria della Ripa e del convento extra-urbano annesso alla chiesa di Fornò.
Pino fece ricostruire in forme fastose il palazzo pubblico sulla piazza cittadina, e fece restaurare le mura cittadine e la rocca di Ravaldino.
Pino utilizzò i guadagni provenienti dalla sua attività di condottiero per finanziare una brillante politica culturale che favorì l’arrivo a Forlì di maestranze e intellettuali di ogni provenienza, in particolare toscani e veneti.
Le fonti narrative richiamano l’attenzione su una serie di morti sospette che segnarono l’ambiente di corte negli anni ’60 e ’70: morirono Barbara Manfredi, prima moglie di Pino (1466), Caterina Rangoni, sua madre (1467), Zaffira Manfredi, seconda moglie, e anche la terza moglie, Lucrezia Pico della Mirandola, avrebbe evitato per poco la morte per avvelenamento. Quello dell’assassinio di corte, in particolare con il veleno, è un vero e proprio topos letterario. Tuttavia, non c’è dubbio che il clima fosse teso e conflittuale, a tal punto che i nipoti di Pino, i figli del fratello Cecco (Francesco IV), abbandonarono la città e si rifugiarono presso i Manfredi di Faenza.
Pino (III) morì nel 1480. Gli successe il figlio Sinibaldo, appena tredicenne, al quale papa Sisto IV confermò il vicariato apostolico. Sinibaldo però morì pochi mesi dopo, e gli Ordelaffi persero definitivamente la signoria su Forlì.
Data la dispersione quasi totale della documentazione signorile e cittadina, la conoscenza di questa fase della storia degli O. si basa quasi esclusivamente su fonti narrative, forlivesi e non.
Fonti: L. Cobelli, Cronache Forlivesi di L. C., a cura di G. Carducci e di E. Frati, Bologna 1874; Petri Cantinelli chronicon, a cura di F. Torraca, RIS2, XXVIII, 2, Città di Castello 1902; Annales Forolivienses ab origine urbis ad a. 1473, a cura di G. Mazzatinti, RIS2, XXII, II, Città di Castello 1903-1909; Magistri Tolosani Chronicon Faventinum, a cura di G. Rossini, RIS2, XXVIII, 1, Bologna 1936; Il «Libro Biscia» di S. Mercuriale di Forlì, vol. I (894-1178), a cura di S. Tagliaferri e B. Gurioli, Forlì 1982; Il «Libro Biscia» di S. Mercuriale di Forlì, vol. II (1178-1200), a cura di S. Tagliaferri e B. Gurioli, Forlì 1987;
Studi: G. Pecci, Gli Ordelaffi, signori di Forlì, Faenza 1955; F. L. Ravaglia, Scarpetta degli Ordelaffi Signore di Forlì, Forlì 1955; Id., Il primo Pino degli Ordelaffi, Forlì 1956; Id., Le case degli Ordelaffi in Forlì, Forlì 1958; E. Balzani Maltoni, La famiglia degli Ordelaffi dall’origine alla signoria, in «Studi Romagnoli», XI (1960), pp. 247-272; Ead., La signoria di Francesco Ordelaffi, in «Studi Romagnoli», XV (1964), pp. 233-276; A. Vasina, I romagnoli fra autonomie cittadine e accentramento papale nell’età di Dante, Firenze 1965, ad indicem; J. Larner, Signorie di Romagna. La società romagnola e l’origine delle Signorie, Bologna 1972, ad indicem; A. Vasina, Romagna Medievale, Ravenna 1970, ad indicem; Id., Forlì nel medioevo: aspetti e momenti del suo sviluppo sociale ed edilizio, in «Studi Romagnoli», XXIII (1972), pp. 13-33; Id., Forlì nel medioevo: società e cultura, in Forlì: società e cultura, Forlì 1975; A. Calandrini, G. M. Fusconi, Forlì e i suoi vescovi. Appunti e documentazione per una storia della chiesa di Forlì, Forlì 1985; Storia di Forlì, vol. II, Il Medioevo, a cura di A. Vasina, Bologna 1990; A. Poloni, voce Ordelaffi Pino, in DBI, in corso di stampa.