Pepoli, Romeo


di:
Estremi anagrafici:

1250 circa-1322.



Durata cronologica della dominazione:

Nonostante già negli anni precedenti ci fossero segni di una fortissima influenza del Pepoli sulle istituzioni comunali, solo a partire dal 1306 egli sembra avere un controllo complessivo della città, prolungatosi fino alla vigilia del suo esilio ad Avignone, nel 1321.



Espansione territoriale della dominazione:

 

Bologna.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famiglia Pepoli.


Titoli formali:

Quella di Romeo è stata definita come una criptosignoria. La sua posizione di preminenza nel governo della città non era espressa da un titolo formale: «un potere straordinario conferito “ad personam”, e perciò senza dubbio “extra-costituzionale”» (Giansante).


Modalità di accesso al potere:

Già prima del 1306, anno di svolta della sua vicenda politica, Romeo controllava le assemblee cittadine, in particolare le balie ristrette, con la propria diretta presenza o tramite suoi familiari. Inoltre Romeo (di professione banchiere) finanziava la politica estera comunale, accumulando un credito che lo poneva di fatto in una posizione straordinaria rispetto al funzionamento delle istituzioni comunali. Nel 1292, con altri membri della sua famiglia, Romeo faceva parte del consiglio degli Ottocento, che aveva un ruolo importante nell’amministrazione finanziaria del comune. Dal 1293 e fino ai primi del Trecento, era fra i Sapienti, che affiancavano il consiglio nella gestione degli affari di maggior peso economico. Durante la guerra con gli Estensi (1296-1299) Romeo e suoi familiari furono più volte membri delle balie nelle quali si concentravano i poteri di governo: i Domini de blado, i Domini quinque super augendis introitibus et minuendis expensis e gli Otto di guerra, che si occupavano rispettivamente dell’approvvigionamento, dell’amministrazione finanziaria e delle decisioni sull’organizzazione militare e la condotta bellica.


Legittimazioni:

L’egemonia di Romeo Pepoli su Bologna non fu mai formalizzata, né comportò l’assunzione di titoli specifici.


Caratteristiche del sistema di governo:

La struttura delle istituzioni cittadine rimase inalterata negli anni dell’egemonia di Romeo Pepoli. Dopo la rivolta di orientamento guelfo radicale da lui capeggiata nel 1306, Romeo fu a capo di una balia con l’incarico specifico di recuperare le fratture dovute alle guerre civili. Da quella posizione Romeo fece quindi restaurare l’ufficio del bargello, con compiti di polizia politica, scelto dalla società dei beccai, di tradizione guelfa (fino al 1321 si succedettero alla carica solo uomini della famiglia Ramenghi, vicina al Pepoli). A partire dal 1309-1310, inconcomitanza con la discesa in Italia di Enrico VII, il controllo personale di Romeo sulle istituzioni comunali divenne progressivamente più stringente. In quel periodo Romeo agì spesso occupandosi direttamente dell’organizzazione militare del comune. Curando, con altri, l’ingaggio di mercenari catalani; il restauro delle fortezze di Castelfranco, Crevalcore e Nonantola; pagando 400 soldati da inviare a Roma, in appoggio a Roberto d’Angiò e a contrasto di Enrico VII. In quest’ultimo caso, Romeo agiva come massarius generalis depositarius pecunie Communis Bononie ad haex specialiter deputatus. Romeo controllava l’elezione delle varie balie de bello (con la sua presenza e il suo consenso preliminare) e insieme con il bargello e con anziani e consoli era parte di un consiglio ristretto. Del resto anche anziani e consoli erano eletti, a partire dal 1310, in presentia domini Romei de Pepulis. Nel 1315 il consiglio del popolo deliberò l’istituzione di una milizia di 400 fanti, per controllare la parte ghibellina. La milizia fu finanziata da Romeo e fu posta sotto il comando di uno dei suoi figli. In quello stesso anno, insieme con il bargello, gli anziani, i ministrali delle arti e una rappresentanza dei quartieri, Romeo entrò a far parte del neonato consiglio della parte guelfa, che di fatto assorbì gran parte delle funzioni in precedenza attribuite al consiglio del popolo. Nel 1316 Romeo fu investito delle funzioni di giudice riguardo a una lite, presto allargatasi, fra la famiglia Garisendi e l’ordine dei Crocifissi; in un’altra occasione fu soltanto per richiesta di Romeo, quindi senza intervento dei giudici, che il custode del castello di Crevalcore venne decapitato sotto l’accusa di tradimento. Nel maggio 1317 il consiglio del popolo consentì a Romeo di designare i candidati alle cariche di anziano, console, Ministrale delle arti e bargello (dal 1310 egli aveva la facoltà di presenziare alle elezioni): era la sanzione più chiara del controllo sulle istituzioni comunali, rafforzata nel 1319 dalla conferma formale dei privilegi di Romeo, del bargello, del proconsole della società dei notai e dei ministrali delle arti nell’elezione del podestà.


Sistemi di alleanza:

Bologna affrontò una guerra con Azzo VIII d’Este fra il 1296 e il 1299. Già il suo predecessore Obizzo aveva conquistato nel 1290 il castello di Bazzano, ma Bologna non aveva potuto reagire perché impegnata a fronteggiare la ripresa ghibellina in Romagna. Negli anni successivi i ghibellini di Romagna si allearono con gli Estensi, stringendo su due fronti Bologna. Al termine del conflitto, Bologna perse il controllo di Imola e Dozza sul fronte orientale, mentre riprese a Ovest agli avversari Bazzano e Savignano. Dopo il 1306, quando Romeo passò al campo del guelfismo radicale, si strinse l’alleanza con Firenze, sostenuta poi nella lotta e contro Enrico VII e contro Uguccione della Faggiola. Negli anni 1310-1314 Bologna prestò aiuto a Reggio contro le sue avversarie del momento, Mantova, Verona e Brescia.

Romeo Pepoli e sua sorella Donella sposarono membri della potente famiglia ghibellina dei Tettalasini. Un’altra sorella, Giovanna, sposò Giacomo Caccianemici, esponente di una famiglia di tradizione guelfa. Questa politica matrimoniale, condivisa da altri membri della famiglia negli anni successivi, mantenne i Pepoli in una posizione di equilibrio fra le fazioni opposte, ma era probabilmente determinata dal prevalere dall’interesse della famiglia a legarsi con le casate socialmente ed economicamente più cospicue della città, senza riguardo particolare per la loro collocazione politica. Da aggiungere, per completare il quadro, che una sorella di Romeo, Egidia, si era sposata nel 1267 con un esponente dell’importante famiglia dei Simopizoli, esponenti del guelfismo moderato.

Il matrimonio della figlia di Romeo, Giacoma, con Obizzo III d’Este, nel 1317, è un segno del progressivo avvicinamento di Romeo e della sua famiglia al mondo aristocratico, oltre che una decisa inversione nei rapporti Bologna-Ferrara rispetto al periodo precedente. Romeo stesso aveva contribuito fortemente, anche dal punto di vista finanziario, alla ripresa di Ferrara da parte degli Estensi, che fra il 1312 e il 1317 erano stati esiliati e sostituiti da un regime comunale.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

È possibile che alla committenza di Romeo sia da attribuire un’opera agiografica su un beato Nicolò da Bologna, morto nel 1229 e identificato da una tradizione successiva, di età moderna, con un Pepoli. La vita di Nicolò ci è arrivata soltanto in due trascrizioni di età moderna, indipendenti una dall’altra ed entrambe esemplate su un manoscritto perduto conservato nell’archivio di famiglia dei Pepoli. La vita è sottoscritta da un fra’ Bonaventura e datata 1306. Le vicende della tradizione manoscritta e la data probabile di composizione del testo hanno indotto Massimo Giansante a ipotizzare un’origine antica dell’”appropriazione” ai Pepoli del beato Nicolò, datata proprio al periodo di Romeo, possibile committente dell’opera agiografica.

Nel febbraio del 1320 il dottorato in diritto civile di Taddeo Pepoli fu celebrato pubblicamente, con grande sfarzo e partecipazione popolare, su decreto del consiglio del popolo. Un episodio della vita di famiglia assunse dunque rilevanza pubblica. È probabile che già allora Romeo progettasse la successione del suo primogenito e vedesse la cerimonia come una forma di legittimazione delle sue aspirazioni dinastiche.


Consenso e dissensi:

Nel gennaio del 1316 la fazione avversaria di Romeo, i Maltraversi, riuscì ad avere per breve tempo il sopravvento. Romeo Pepoli fu esiliato per il suo appoggio al nobile bolognese Pietro Garisendi, colpevole di omicidio, ma già in aprile era a Bologna e politicamente attivo.


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Nel 1321 il tumulto che segnò la fine della carriera politica di Romeo fu innescato da un atto del podestà in carica, il fiorentino Albicello Buondelmonti, che aveva proceduto con zelo eccessivo contro un avversario di Romeo, Gerardo da Varignana. Già da un anno Romeo non riusciva a controllare del tutto le elezioni degli ufficiali. I sostenitori di Gerardo si allearono con la fazione maltraversa, avversaria dei Pepoli, che riuscirono a malapena a sfuggire alla rivolta, riparando prima a Ferrara, poi in Romagna. Da lì Romeo fu poi trasferito ad Avignone per ordine del legato papale Bertrando del Poggetto, nuovo signore di Bologna.

 


Principali risorse documentarie:

Archivio di Stato di Bologna, Riformagioni e Provvigioni; Archivio Pepoli, presso Archivio di Stato di Bologna, Sommari di instrumenti; Archivio di Stato di Bologna, Ufficio dei Riformatori degli estimi, serie II, anno 1296-1297, busta 12; anno 1315-1316, busta 161; Archivio di Stato di Bologna, Comune, Ufficio dei Memoriali.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: Corpus chronicorum bononiensium, a cura di A. Sorbelli, Rerum Italicarum Scriptores, II ed., XVIII/1, vol. II, Città di Castello-Bologna 1938.

Studi:

V. Vitale, Il dominio della parte guelfa in Bologna (1280-1327), Bologna 1901, rist. an. ivi 1978; A. Gorreta, La lotta fra il comune bolognese e la signoria estense (1293-1303), Bologna 1906, rist. anast. ivi 1975; [F. Papi], Romeo Pepoli e il Comune di Bologna dal 1310 al 1323, Orte 1907; M. Giansante, Patrimonio familiare e potere nel periodo tardo-comunale. Il progetto signorile di Romeo Pepoli banchiere bolognese (1250 c.-1322), Bologna 1991; Idem, Romeo Pepoli. Patrimonio e potere a Bologna fra comune e signoria, in “Quaderni medievali”, 53 (2002), pp. 87-112; Idem, L’usuraio onorato. Credito e potere a Bologna in età comunale, Bologna 2010; G. Milani, L’esclusione dal comune. Conflitti e bandi politici a Bologna e in altre città italiane tra XII e XIV secolo, Roma 2003, pp. 377-413; G. Antonioli, Conservator pacis et iustitie. La signoria di Taddeo Pepoli a Bologna (1337-1347), Bologna 2004, pp. 25-36; A Vasina, Dal Comune verso la Signoria (1274-1334), in Storia di Bologna, dir. R. Zangheri, 2, Bologna nel Medioevo, a cura di O. Capitani, Bologna 2007, pp. 581-651.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: