di:
Flavia Negro
1360-1378
Marchese del Monferrato dal 1372 alla morte; signore di Alba e Asti dal 1372 al 1378.
Giovanni II Paleologo, autore di una politica diplomatica e militare che aveva portato ad importanti acquisizioni territoriali, lascia in eredità al figlio S. il dominio su centri importanti quali Alba, Cherasco, Mondovì e, soprattutto, Asti. Proprio questa città - così centrale nella visione del padre da indurlo a farne la sua residenza e a scegliere il nome del primogenito ispirandosi al patrono S. Secondo - costituisce la principale perdita subita dal marchesato durante il breve governo di S. Un primo tentativo di conquista da parte di Gian Galeazzo Visconti nel 1372 fu sventato da S. grazie al supporto dalla lega che riuniva papa Gregorio XI, il conte di Savoia Amedeo VI e la regina Giovanna II di Angiò; quattro anni dopo S. dovette ricorrere allo stesso Gian Galeazzo per riavere la città, che dopo l'allontanamento di Ottone di Brunswick dal marchesato era nelle mani del fratello di quest'ultimo, Baldassarre. La riconquista di Asti (6 feb. 1378) prelude in realtà alla cessione di quest'ultima ai Visconti. L'11 feb. 1378 S., in qualità di vicario imperiale, costituisce Gian Galeazzo "rectorem, deffensorem, protectorem, conservatorem et gubernatorem generalem" della città e contado, con una clausola che prevede la restituzione della medesima su richiesta sua o della comunità (AST, Paesi, Asti, m. 29, f. 43). Seguì l'accordo con Gian Galeazzo (16 feb.) e l'assenso della città (16 mar.): se formalmente Asti apparteneva ancora a S., di fatto quest'ultimo non aveva più alcuna voce in capitolo nel suo governo.
Vedi alla voce PALEOLOGI, famiglia.
"marchese del Monferrato" (Secundotto marchio Montisferrati);
"vicario imperiale" nelle città di Asti, Alba e Mondovì (il 6 o il 26 dic. 1374 l'imperatore Carlo IV concede "pro indiviso" a S., ai fratelli e a Ottone di Brunswick il titolo di vicario imperiale nelle città di Asti, Alba, Mondovì e luoghi dipendenti: Benvenuto S. Giorgio, Cronica, p. 229). Il titolo è confermato dall'imperatore Venceslao nel 1377 (ivi, p. 232). Un esempio della titolatura usata da S. nei documenti in AST, Paesi, Asti, m. 29, f. 43: "Illustris princeps dominus Secundusotto dei gratia marchio Montisferrati civitatis Ast et districtus imperialis vicarius generalis".
S. diventa marchese di Monferrato dopo la morte del padre Giovanni II Paleologo, avvenuta il 19 mar. 1372.
1378, feb. 17: dedizione della città di Alba a S. (AST, Paesi Monferrato, Feudi per A e B, m. 2, f. 30).
1378, mar. 16: dedizione della città di Asti a S. (AST, Paesi Monferrato, Feudi per A e B, m. 5, f. 11).
Il testamento redatto dal padre (9 mar. 1372) prevede che fino al venticinquesimo anno d'età (ma S. morirà prima di quella data, a soli 18 anni) S. rimanga sotto la tutela dello zio Ottone di Brunswick (che avrà lo stesso ruolo anche con il successore di S., Giovanni III) e del conte di Savoia Amedeo VI; i tre fratelli minori avrebbero avuto in appannaggio alcune località del marchesato (comprese alcune parti di Alba, di Mondovì e dei redditi di Asti). Alcune clausole dell'atto erano destinate a dare stabilità e continuità al funzionamento di organi centrali per il governo del marchesato, come la cancelleria (Del Bo, pp. 104-105). Nei primi anni di governo S. procede ad investire i vassalli (fra i più importanti Federico marchese di Saluzzo, 17 giu. 1374) e a confermare franchigie e privilegi ad alcune comunità soggette (Trino 8 mag. 1372, Occimiano 17 sett. 1373). Nel caso di Occimiano il marchese stabilisce che le condanne debbano essere emesse "secundum formam capitulorum domini marchionis" (Del Bo, 144), ma in generale pare che la ricezione, da parte delle comunità e dei vassalli, dei decreti marchionali nella normativa locale rimanga legata, per tutto il XIV secolo e buona parte del XV, alle personalità dei singoli marchesi e alla capacità contrattuale dei loro interlocutori.
Ghibellino. Per difendere il marchesato dalla politica di espansione dei Visconti cerca il sostegno - peraltro già previsto dalle disposizioni testamentarie del padre - dei loro tradizionali antagonisti, i conti di Savoia, che tuttavia si rivelano non meno pericolosi per la salvaguardia del marchesato. L'alleanza con Amedeo VI del 17 giu. 1372 permette sul momento a S. di mantenere il dominio su Asti, posta sotto assedio da Gian Galeazzo, ma finisce per generare una lunga contesa con lo stesso conte. Secondo gli accordi, infatti, il marchese di Monferrato si era impegnato in cambio dell'aiuto contro i Visconti a versare al conte 200.000 fiorini, per i quali concedeva in pegno una serie consistente di possedimenti nel Canavese e nell'Astigiano. Di fatto gli accordi non furono completamente rispettati, come provano le reiterate richieste di Amedeo VI (21 apr. 1374 e ancora nel marzo del 1378). Il 14 sett. 1376 S. firma un accordo (nuovamente ripreso il 7 lug. 1377) con Gian Galeazzo Visconti, che prevede la restituzione al marchese di Casale Monferrato (in realtà avvenuta solo nel 1404), e di alcune terre astigiane; l'accordo è suggellato dal matrimonio di S. con Violante, sorella dello stesso Gian Galeazzo. I tentativi di neutralizzare la minaccia viscontea falliscono miseramente: l'anno successivo Gian Galeazzo non solo prende Asti, ma nominato arbitro nelle questioni fra S. e Amedeo VI delibera a favore di quest'ultimo (1 dic. 1378).
Matrimoni. Il primo progetto di matrimonio, non andato in porto, risale al dic. 1361, quando S. aveva solo pochi anni: nel contesto di una pace con i Visconti il padre Giovanni II intendeva unirlo a Maria figlia di Galeazzo, che avrebbe portato in dote la città di Asti. Il 27 gen. 1364, sempre nel contesto di una pacificazione con i signori di Milano, si progetta l'unione del futuro marchese con Caterina figlia di Bernabò Visconti (Settia, DBI), che venne poi realizzata. Il 2 ag. 1377 sposa Violante figlia di Galeazzo II Visconti.
Vicario generale nelle città di Asti, Alba, Mondovì, in seguito al diploma concesso dall'imperatore Carlo IV nel 1372.
Le modalità di governo di S. provocarono forti dissensi da parte delle popolazioni soggette, come appare dalle vicende che accompagnarono dopo la sua morte la successione del fratello Giovanni III. Le comunità e i signori monferrini, convocati a Moncalvo per deliberare in Parlamento il giuramento di fedeltà al nuovo marchese, stabilirono che quest'ultimo sarebbe stato prestato nelle mani del tutore Ottone di Brunswick (nell'attesa, dopo l'esperienza con il predecessore, di verificare la correttezza di comportamento nei confronti dei sudditi).
Dopo la morte di S. Ottone di Brunswick convoca una riunione del Parlamento monferrino (3 gen. 1379) per deliberare, fra le altre, sulla questione del giuramento di fedeltà al successore di S., Giovanni (III). Significative di quanto la dominazione di S. fosse stata caratterizzata, nel giudizio dei sudditi, da eccessi e violenze di ogni tipo sono le parole del rappresentante della comunità di Moncalvo: la fedeltà al nuovo signore sarà infatti vincolata, proprio con esplicito riferimento al predecessore, al suo corretto comportamento: "Nam postquam fideles et subditi marchionatus sponte faciunt, et praestant fidem et fidelitatem dicto eorum domino, qua nihil excellentius praestare possunt, ita versa vice dignum et iustum est quod ipsi habeant per effectum fidem dicti domini Marchionis circa bonam protectionem, custodiam et defensionem personarum, rerum et iurium suorum, et contra debitum iustitiae per ipsum nullatenus opprimantur, quoniam per illustrem quondam dominum Secundum Otthonem marchionem Montisferrati, fratrem et predecessorem dicti domini marchionis Joanni nimis acriter et enormiter in personis et rebus eorum et mulieribus, et aliis attriti et passi sunt innumerabiles iacturas, vituperia, dispendia, exilia, et pessimas laesiones" (Monumenta Aquensia, p. 368).
S., noto per la sua indole impulsiva, viene ucciso il 16 dic. 1378 a Langhirano (presso Parma) da uno stalliere che aveva aggredito (secondo alcuni un emissario di Gian Galeazzo Visconti). Non essendoci eredi diretti gli succede, come previsto dal testamento del padre, il fratello minore Giovanni (III).
I principali fondi documentari per le vicende di S. sono conservati nell'Archivio di Stato di Torino (principalmente in AST, Materie Politiche per rapporto all'estero; AST, Paesi, Monferrato, Ducato; AST, Paesi, Monferrato, Feudi; AST, Paesi e Provincie, Asti).
Parlamento del Monferrato, a cura di A. Bozzola, Bologna, 1926 (Atti delle Assemblee Costituzionali Italiane dal Medio Evo al 1831. Serie Prima, Stati generali e provinciali. Sezione prima, parlamenti piemontesi);
B. Del Bo, Uomini e strutture di uno stato feudale. Il Marchesato di Monferrato (1418-1483), Milano, 2009;
F. Gabotto, L'età del Conte Verde in Piemonte secondo nuovi documenti (135O-1383), Torino, 1894;
E. Lusso, Le "periferie" di un principato. Governo delle aree di confine e assetti del popolamento rurale nel Monferrato Paleologo, in «Monferrato Arte e Storia», 16 (2004), pp. 5-40;
Benvenuto di Sangiorgio, Cronica del Monferrato, a cura di G. Vernazza, Torino, 1780;
Benvenuto di Sangiorgio, Historia Montis Ferrati, in Rerum Italicarum Scriptores, coll. 307-762;
A.A. Settia, Giovanni II Paleologo, in DBI.