di:
Francesco Pirani
Seconda metà XIII secolo – 1355 (?).
1328-1334 circa, 1342-1343.
Jesi e parte del suo vasto contado.
Fuoriuscito da Jesi nel 1319, si rifugiò con i fratelli Boorto e Gugliemo nel fortilizio di S. Maria di Ripe (da cui il nome “Lomo di S. Maria”) per coordinare un’azione tesa alla occupazione sistematica del contado. Alla fine del 1320 i Simonetti tenevano saldamente i castelli strategici di Serra San Quirico e Domo, nel settore più occidentale del territorio jesino, attirandosi perciò la riprovazione di Giovanni XXII.
Vedi scheda famiglia Simonetti; Lomo era figlio di Rinaldo.
Nessun titolo.
L’ascesa del S. si svolse nel contesto delle lotte fra fazioni a Jesi e nella cristallizzazione di due schieramenti, guelfo e ghibellino, nella Marca. Nel 1328, all’epoca della discesa di Ludovico il Bavaro, la fazione ghibellina di Jesi, guidata da Lomo, riuscì ad impossessarsi della città: Tano Baligani, suo storico rivale, venne processato e ucciso, mentre il S. assunse la guida della città.
Nessuna legittimazione.
La carriera politica e militare del S. iniziò nel secondo decennio del XIV secolo, allorché risulta attivo all’interno della coalizione ghibellina della Marca: nel 1316 è infatti annoverato dal rettore della Marca Vitale Brost fra i ghibellini protagonisti delle rivolte che avevano coinvolto negli anni precedenti numerosi centri della Marca.
Nel1321 Lomo partecipò con il fratello Boorte e il nipote Manente, figlio del defunto Guglielmo, ad un incontro a Roccacontrada con gli esponenti della nobiltà ghibellina della Vallesina per adottare un’azione di contrasto contro le forze guelfe. Continuando a svolgere la propria attività fuori dalla città di Jesi, il S. rinsaldò i contatti con i ghibellini di Fermo e assunse un ruolo non secondario nel coordinamento del partito imperiale marchigiano. Nel 1326 partecipò con i Chiavelli fabrianesi alla conquista di Roccacontrada, difesa invano dall’esercito pontificio capeggiato da Tano Baligani; ma nel corso dello stesso anno dovette subire una pesante sconfitta militare da parte di quest’ultimo.
Nel 1353, alla fine delle ostilità frala Chiesa e i Visconti, Lomo fu presente alla pace di Sarzana con il fratello Boorto. Nel 1354 i Simonetti si sottomisero all’autorità della Chiesa.
Nel 1354 Lomo venne nominato capitano delle milizie pontificie nell’esercito del card. Albornoz contro Galeotto Malatesta.
Il S. aveva conquistato il potere nel 1328 grazia al prevalere dei ghibellini in occasione della discesa di Ludovico il Bavaro. La breve durata dell’avventura italiana dell’imperatore costrinse però Lomo a chiedere formalmente perdono al papa nel 1333. Negli anni seguenti le lotte interne ridussero l’autorità del S., che riuscì a stabilire nuovamente una breve egemonia nel 1342 per appena un anno, poiché nell’ottobre dell’anno successivo la città ritornò sotto il controllo del rettore pontificio.
Pochissimi i documenti riguardanti Lomo nell’archivio comunale di Jesi.
Studi: C. Urieli, Jesi e il suo contado, II, Jesi 1982, pp. 31-72; V. Villani, Comuni e signorie nel medioevo marchigiano. I signori di Buscareto, Ancona 1992, pp. 49-173.