di:
Francesco Pirani
†1413.
1388-1413.
San Severino, i castelli del contado e Apiro.
Vedi scheda famiglia Smeducci.
Vicario in temporalibus di San Severino per la Chiesa.
Per via successoria .
Il titolo di vicario apostolico fu concesso allo S. da Bonifacio IX nel 1399 per la durata di dieci anni, e riconfermato, nel 1404, da Innocenzo VII per altri cinque anni.
Le alleanze dello S. furono mutevoli: dapprima, nel 1389 si alleò con i Chiavelli di Fabriano e gli Ottoni di Matelica per aderire ad una lega controla Chiesa, guidata da Boldrino da Panigale; quindi, nel 1391, fallito l’obiettivo della lega, dopo l’assassino di Boldrino, si riavvicinò al papa, affiancando il rettore della Marca nella composizione di alcune liti fra i signori della Marca.
Prese parte alla guerra fra Innocenzo VII e Ladislao I, re di Napoli; nel 1406 fu nominato rappresentate papale per le trattative di pace.
Nella lotta fra Ludovico Migliorati e Braccio di Montone si schierò dalla parte del primo; ciò gli costò la perdita di Apiro, occupato da Braccio e venduto ai Cima di Cingoli; ma alla ripresa delle ostilità fra i Cima e Braccio, Onofrio ne approfittò per riprendere Apiro; nel 1408 Apiro passò nuovamente nelle mani dei Cima, nonostante la strenua difesa dello S.. Seguirono anni di ostilità fra i Cima e Onofrio; la vicenda si concluse a favore di quest’ultimo.
Lo S. fece parte del gruppo dei penitenti ‘bianchi’ che si diffuse in Italia nel 1399. Un affresco quattrocentesco della chiesa di S. Lorenzo in Dolìolo di San Severino raffigura una processione di flagellanti ‘bianchi’ , nella quale si può leggere, sul vessillo di un trombettiere, l’insegna degli Smeducci (una scala rossa obliqua su un campo bianco): l’episodio ricorderebbe il pellegrinaggio compiuto da Onofrio nel 1399 verso Assisi.
Lo S. fece ricostruire il ponte sul fiume Potenza presso Fonte Nuova, come denota un’iscrizione (tramandata attraverso gli studi eruditi), nella quale Onofrio viene designato “magnus dominus” e ricordato per il titolo di Vicario generale perla Chiesa nella terra di San Severino.
Lo S. commissionò una statua d’argento (rifusa nel Seicento) del santo patrono della terra, destinata alla cappella gentilizia, nella chiesa dedicata a S. Severino.
A testimonianza della cultura ‘cortese-cavalleresca’ espressa dallo S. vi è l’attestazione nel 1408 di un pagamento effettuato per il confezionamento di gualdrappe per cavalli, destinate ad essere donate al capitano di ventura Martino di Faenza, allora a capo di una lega antivaranesca.
Negli anni della signoria di Onofrio fiorì a San Severino la scuola di pittura tardogotica dei fratelli Salimbeni. Non sono però attestate committenze dello S. ai Salimbeni.
Nel 1387 si ha notizia di un processo nel quale vennero condannati due cittadini di San Severino, rei di aver tentato di reintrodurre nella terra l’esiliato Bartolomeo Smeducci (vedi scheda Bartolomeo Smeducci), quindi di aver complottato contro il regime di O.
Morte, nel 1413.
Un sigillo dello S. si è conservato in una carta del 1388 dell’Archivio comunale di San Severino (riprodotto in Paciaroni, Lo stemma degli Smeducci, vedi Bibliografia): raffigura una scala con un grifo nel cimiero; nel giro (diametro, mm. 30), riporta in caratteri gotici: †NOFRIUS DE SANCTO SEVERINO†
Nell’archivio di Macerata si conservano gli atti preliminari per la pace del 1412 fra Giovanni di Benutino Cima di Cingoli (vedi scheda Giovanni Cima) e Onofrio per il possesso di Apiro (editi in Giuliozzi, Della tregua, vedi Bibliografia).
La documentazione nell’archivio di S. Severino, riguardante lo S. non è mai stata sottoposta ad uno scavo sistematico per ricostruire un profilo della signoria. Ad esempio, praticamente inesplorato è il registro di entrata e uscita del signore del 1398-1400.
Fonti: C. Gentili, De ecclesia semtempedana libri tres, Macerata 1836.
Studi: Smeducci Cima Della Scala, in P. Litta, Famiglie celebri italiane, s.l., 1868-1872, vol. 16, n. 148; (con notevoli imprecisioni, fra cui l’assimilazione degli S. ai Cima di Cingoli); G. Giuliozzi, Della tregua avvenuta nell'ottobre del MCDXI fra Onofrio Smeducci di Sanseverino ed il comune della città di Macerata, Macerata 1869; A. Gubinelli, San Severino Marche. Guida storico artistica, Macerata 1975; R. Paciaroni, Lo stemma degli Smeducci signori di Sanseverino, Sanseverino Marche 2002; R. Paciaroni, Un fallito golpe degli Smeducci, Sanseverino Marche 2006; M. Minardi, Lorenzo e Jacopo Salimbeni : vicende e protagonisti della pittura tardogotica nelle Marche e in Umbria, Firenze 2008.