di:
Tomaso Perani
inizio XIII sec. - 1270
1251 - 1259, 1269-1270.
Lodi
vd. Scheda famiglia Vistarini
Nel 1251 ottenne il titolo di podestà del popolo per 10 anni.
Con la morte di Federico II e l’ingresso in Milano di Innocenzo IV la fazione ghibellina lodigiana degli Overgnaghi venne a trovarsi in difficoltà. Il marchese Lancia, che presidiava Lodi iniziò una politica attendista nei confronti del papa che intimava la distruzione delle fortificazioni federiciane. Alla fine di Luglio 1251, una sollevazione popolare costrinse il marchese Manfredi Lancia a chiudersi nel castello di Porta Cremonese in attesa dell’arrivo di un contingente di soccorso da Cremona, inviatogli dal Pelavicino. Sozzo Vistarini decise allora di approfittare del momento e, abbandonati gli Ovegnaghi, si mise alla testa del popolo e l’8 agosto proclamò la pace con Milano, chiedendo al podestà ambrosiano di occupare Lodi per liberarla dal Lancia. Liberatosi della presenza ingombrante del marchese il Vistarini assunse la carica di podestà del popolo con un mandato decennale.
La signoria del Vistarini venne legittimata dal conferimento del titolo di podestà del popolo per 10 anni dall’assemblea popolare. Non ottenne mai una legittimazione da autorità superiori.
Secondo uno schema abbastanza tipico per le signorie della metà del XIII l’organigramma comunale non venne sconvolto. Non è chiaro se avesse intenzione di rendere il proprio titolo ereditario. Le magistrature tradizionali continuarono a venire elette regolarmente. Durante il suo governo il Vistarini cercò di operare una politica di pacificazione dopo le aspre divisioni degli anni delle guerre federiciane: alle famiglie espulse venne concesso di rientrare in città e per quanto possibile vennero reintegrate nei loro possessi. Base d’appoggio della politica di Sozzo fu l’elemento popolare, sebbene egli provenisse da una famiglia dell’aristocrazia consolare. Per il Vistarini si può parlare di un ghibellinismo moderato.
Durante il breve ritorno al potere, invece, rinsaldata l’alleanza con gli Overgnaghi, allontanò la famiglia rivale dei Sommariva.
All’inizio della sua dominazione il Vistarini cercò un riavvicinamento con il papato, senza però veder riconosciuta la propria signoria. Dopo la battaglia di Cassano d’Adda, Lodi divenne il rifugio per i ghibellini partigiani dello sconfitto Ezzelino da Romano. Una tale concentrazione di aristocratici ghibellini alle porte di Milano, spinse però Martino della Torre ad intervenire ordinando l’espulsione dei ghibellini dalla città.
Durante il suo breve ritorno al governo di Lodi, il Vistarini cercò di ottenere aiuto militare da Pavia in funzione anti-torriana.
Con la presa di potere del Vistarini e l’allontanamento dei ghibellini Overgnaghi, nel gennaio del 1252 Innocenzo IV restituì la dignità episcopale a Lodi riconoscendo Bongiovanni Fissiraga come vescovo. Rientrarono a Lodi in questo periodo anche i frati minori e i predicatori, allontanati negli anni della supremazia filo imperiale.
Per venire incontro alle richieste papali, una volta conclusosi l’assedio al castello di Porta Cremonese nell’autunno del 1251, il Vistarini acconsentì alla sua distruzione e a quella di altre fortificazioni.
Nel 1259, la presenza dei ghibellini rifugiati in Lodi dopo la rotta dell’esercito ezzeliniano fu il pretesto che consentì a Martino dell Torre, appena diventato capitano del popolo di Milano di intervenire nella vicina città. Il Vistarini non era certo in grado di opporsi alla potenza dei Torriani e venne esautorato dei suoi poteri mentre Martino assumeva la podesteria di Lodi.
Tornato al potere con una sommossa sostenuta dagli Overgnaghi, Sozzo cercò di scacciare Napo della Torre e i suoi alleati locali: la famiglia guelfa dei Sommariva. La risposta di Napo non si fece attendere e in poco tempo riconquistò la città. Il Vistarini venne quindi esiliato.
vd. Scheda famiglia Vistarini
L. Samarati, Lodi nuova. L’età medievale e moderna, in Lodi: la storia. Dalle origini al 1945, Lodi 1989, pp. 216 - 219