di:
Piero Gualtieri
?-1325
Vedi scheda famigliare.
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In un contesto politico caratterizzato dall’accesa ostilità fra Firenze e Lucca, con Pistoia, legata alla prima ed al centro delle mire di entrambe, costretta a subirne le conseguenze sul piano bellico, Ormanno seppe farsi interprete delle istanze dei popolani medi e minuti e degli abitanti del distretto, che più degli altri risentivano della situazione e premevano per una tregua. Ma seppe anche sfruttare le difficoltà interne al ceto dirigente cittadino per paralizzare eventuali reazioni alle sue mire. In un primo momento egli si servì della piazza e della pressione degli artigiani minuti per insediare un collegio degli Anziani ed un Podestà a lui favorevoli. Ottenuto in tal modo il controllo del vertice di governo cittadino, si fece concedere dai Consigli un’apposita balia, che lo riconobbe infine quale signore della città.
Nel corso del 1322, come riportano le Storie Pistoresi, i Consigli cittadini concessero ad Ormanno la signoria sulla città con un’apposita balìa, di durata limitata. Il testo del provvedimento non si è conservato, e non ci è possibile ricostruire il quadro giuridico in esso delineato, né l’arco temporale originariamente previsto.
I pochi riferimenti di cui disponiamo, ricavabili dalle fonti cronachistiche, sembrano indicare una sostanziale continuità istituzionale durante il periodo di predominio di Ormanno. L’acquisizione del potere passò attraverso il controllo del vertice di governo comunale, che non conobbe in questo senso trasformazioni significative: rimasero infatti in carica tutte le principali magistrature, sia di origine cittadina che forestiera (durante la sua fase di dominio venne ad esempio normalmente nominato il Podestà). Tale controllo trovò espressione concreta nella nomina di collegi e ufficiali politicamente favorevoli, e nell’uso della giustizia come risorsa per colpire i lignaggi tradizionalmente ostili alla famiglia, ma non giunse a modificare nel profondo, o in maniera stabile, la dinamica istituzionale pistoiese.
Acquisito il potere approfittando della pressione militare operata sulla città da Castruccio Castracani, che aveva spinto ampi strati della popolazione pistoiese a invocare una cessazione delle ostilità, Ormanno strinse immediatamente una tregua col signore di Lucca, di fatto sganciando la città dall’orbita fiorentina. Timoroso di subire l’iniziativa del Castracani, egli cercò quindi di preservare un proprio margine di manovra politica, mantenendo una generica posizione di equidistanza (in base alle contingenze più vicina a questo o quello dei due poli) fra Firenze e Lucca. Tale atteggiamento prudente a lungo andare ne favorì tuttavia il logoramento.
Ormanno era abate del monastero vallombrosano di Pacciana, importante cenobio posto nella pianura a poche miglia da Pistoia. Ciò dovette indubbiamente rappresentare un fattore importante di affermazione, ma non pare aver costituito la leva principale delle fortune del Tedici, né dal punto di vista politico né dal punto di vista economico. Se è vero che non disponiamo di riferimenti sufficienti a definire la quantità e la qualità dei rapporti con le istituzioni ecclesiastiche cittadine, è altrettanto vero che queste ultime non sembrano aver rappresentato un elemento significativo nella sua costruzione politica.
I principali fautori della signoria di Ormanno sembrano essere stati gli esponenti delle arti minori e del popolo minuto, che subivano conseguenze pesanti dal perdurante stato di guerra con Lucca. D’altra parte Ormanno agì con decisione contro alcune delle principali famiglie magnatizie della città ostili a lui e alla propria famiglia (Ricciardi e Taviani; e in un secondo tempo Rossi, Cancellieri e Lazzari), esiliandone numerosi esponenti. La sua ascesa si accompagnò a una parallela acquisizione di potere da parte degli altri membri della famiglia Tedici. Particolarmente stretto fu il rapporto col nipote Filippo, che sarebbe stato addirittura il vero ideatore di alcuni provvedimenti adottati da Ormanno. Anche sulla base del progressivo deterioramento dei rapporti con Castruccio Castracani, Filippo accentuò la propria autonomia di manovra, fino a farsi promotore della congiura che destituì lo zio mettendolo a capo della città.
Il giudizio che la cronachistica pistoiese assegnò ad Ormanno e alla sua dominazione è fortemente negativo. In particolare l’anonimo autore delle Storie Pistoresi lo dipinse come un uomo avido di potere, all’occorrenza anche “sagace”, ma inadatto a governare (“non era atto a Signoria”) perché persona caratterialmente debole e priva delle necessarie qualità di comando (“l’Abate, in quello che faceva, si portava vilmente, perché non sapea essere Signore”). Proprio tale inettitudine, unita alla soggezione nei confronti dei propri familiari che profittavano della situazione, avrebbe finito col minarne il consenso fra la popolazione (“e quasi nessuno si contentava, perché li suoi consorti trattavano male ogni persona, e ciascuno di loro era maggiore di lui”).
Nel luglio del 1324 il nipote Filippo, sfruttando a un tempo il malcontento di parte del gruppo dirigente cittadino e l’atteggiamento ambiguo dello zio nei confronti di Castruccio, riuscì a organizzare un moto di piazza e a farsi nominare Capitano, esautorando di fatto Ormanno (che rimase comunque a Pistoia). Questi cercò nei mesi successivi, con l’aiuto dei fiorentini, di riacquisire il controllo della città, ma senza successo.
La fonte principale sulla signoria di Ormanno è costituita dalle pressoché contemporanee Storie Pistoresi.
Fonti: Storie Pistoresi. MCCC-MCCCXLVIII, a cura di S.A. Barbi, Lapi, Città di Castello, 1907-1927; G. Villani, Nuova Cronica, a cura di G. Porta, Guanda, Parma, 1990-1991.
Studi: L. Chiappelli, Un carteggio di parte nera negli anni 1320-1322, Tipografia del senato, Roma, 1925; Q. Santoli, Pistoia e Castruccio, Tipocalcografia classica, Firenze, 1934; E. Lucchesi, I monaci Benedettini Vallombrosani della diocesi di Pistoia e Prato, Editrice fiorentina, Firenze, 1941, pp. 157-161; L. Gai, Pistoia nella prima metà del ‘300, Società pistoiese di storia patria, Pistoia, 1981; L. Chiappelli, Intorno all’origine ed al probabile autore delle Storie Pistoiesi, Pistoia, Pacinotti, 1985; G. Cherubini, Apogeo e declino del Comune libero, in Storia di Pistoia, II, L’età del libero Comune, a cura di Id., Le Monnier, Firenze, 1998, pp. 41-87; pp. 68-70.