Teodoro II, marchese di Monferrato


di:
Estremi anagrafici:

1364-1418



Durata cronologica della dominazione:

Marchese del Monferrato dal 1381 alla morte, signore di Alba (1381-1418) e di Vercelli (1404-1417), capitano generale di Genova (1409-1413).



Espansione territoriale della dominazione:

Nonostante debba far fronte come i predecessori alle mire espansionistiche di Savoia e Visconti, T. è autore di un deciso incremento territoriale del marchesato, che sotto di lui raggiunge la sua massima estensione. A fronte di alcuni insuccessi - non va a buon fine il recupero di Asti, e il 16 gen. 1382 il marchese è costretto a riconoscerne il possesso a Gian Galeazzo Visconti; fallisce il tentativo di espansione in terra sabauda, che il marchese aveva cercato di attuare nel 1387 appoggiando la rivolta antinobiliare dei Tuchini; perde Mondovì nel 1396 -  T. riesce nel 1393 ad estendere il suo dominio nell’alta Val Bormida inglobando le terre dei marchesi del Carretto; nel 1404 ad ottenere, con la mediazione di Facino Cane, il dominio per 10 anni sulla viscontea Vercelli (che terrà in realtà fino al 1417); nel 1409 approfitta dell'assenza da Genova del governatore francese Boucicault, e sempre con l'aiuto del Cane si fa nominare capitano generale della città, incarico che lo terrà impegnato per quasi quattro anni (6 sett. 1409-22 mar. 1413). Nel 1417 in occasione della restituzione di Vercelli a Filippo Maria Visconti, T. riottiene formalmente, oltre ad altre località minori, la città di Casale (che risulta in suo possesso già dal 1404).

Origine e profilo della famiglia:

Vedi alla voce PALEOLOGI, famiglia.


Titoli formali:

"marchese di Monferrato" (marchio Montisferrati)

"vicario imperiale" (imperialis vicarius generalis): in seguito al diploma del 20 sett. 1414 concesso dall'imperatore Sigismondo (cfr. doc. del 29 gen. 1415 in B. San Giorgio, p.  306, dove il marchese si intitola: "Illustris et excelsus dominus Theodorus marchio Montisferrati imperialis vicarius generalis").


Modalità di accesso al potere:

T. diventa marchese del Monferrato dopo la morte senza eredi del fratello maggiore Giovanni III (25 ag. 1381), come stabilito nel testamento del padre Giovanni II Paleologo del 9 mar. 1372. In precedenza egli era sempre vissuto alla corte dei Visconti, sotto la "custodia" di Gian Galeazzo,  e vi rimase per diversi anni anche dopo la successione a capo del marchesato, che avvenne sotto la tutela dello stesso Gian Galeazzo (secondo Promis è alla corte viscontea dal 1364, anno della nascita, fino al 1392: Promis, p. 19).


Legittimazioni:

dall'alto:

1384, mar. 16: l'imperatore Venceslao conferma a T. le concessioni fatte dai suoi predecessori ai marchesi di Monferrato (in particolare i diplomi concessi dall'imperatore Carlo IV a Giovanni II marchese di Monferrato il 10 mag. 1355 e l'8 mar. 1369).

1396, nov. 18: l'imperatore Venceslao concede a T. il titolo di "vicario imperiale".

1414, mar. 26: l'imperatore Sigismondo concede un diploma in cui conferma i possedimenti di T., utilizzando il termine di "comitatus" in riferimento alle due aree del Canavese e dell'Acquesana, cioè il distretto di Acqui (legittimando così l'uso del titolo "comes Aquosanae" per i primogeniti dei marchesi di Monferrato, già introdotto da T. per il primogenito Giangiacomo a partire almeno dal 1411).

1414, sett. 20: l'imperatore Sigismondo nomina T. "vicario imperiale".

dal basso:

1381 sett. 27: omaggio delle comunità e dei vassalli a T. (fra cui Alba).

1382, feb. 17: omaggio di Federico marchese di Saluzzo a T. per Demonte e la Val di Stura.

1392 lug. 25: la comunità di Mondovì presta atto di omaggio e fedeltà a T.

1393, apr-giu: Galeotto del Carretto presta omaggio a T. per i luoghi che teneva in feudo (27 apr.); Giorgio (20 giu.) e Bonifacio (23 giu.) del Carretto marchesi di Savona cedono a T. i propri diritti su numerosi luoghi e ne vengono reinvestiti.

1394, ag. 13: patti fra la comunità di Mondovì e T. con i quali la prima cede al secondo tutta la giurisdizione sul luogo (ratifica della comunità il 20 ag.).

1397, gen. 3: omaggio del marchese Tommaso III di Saluzzo a T. per i feudi da lui tenuti.


Caratteristiche del sistema di governo:

A differenza dei due fratelli e predecessori Secondotto e Giovanni, che governarono ognuno pochi anni finendo il primo assassinato (1378) e il secondo ucciso in battaglia (1381), T. rimane a capo del marchesato per quasi quarant'anni (solo fra il 1409 e l'ottobre del 1413, quando la nomina a capitano generale di Genova lo allontanò dal Monferrato, il governo del marchesato fu affidato al figlio Giangiacomo in qualità di suo luogotenente). Sotto di lui, come più tardi con Guglielmo VIII, si ebbe una profonda riorganizzazione delle strutture amministrative e giudiziarie del marchesato: a T. si deve il nucleo più importante della normativa civile del marchesato - 36 capitoli su 42 -, raccolta più tardi nel codice dei Decreti civili e criminali (1505); comincia ad essere attestato l'ufficio di procuratore fiscale mentre la carica di tesoriere generale, che aveva fatto la sua comparsa a metà del XIV secolo, è attestata con particolare continuità, forse in conseguenza del deciso ampliamento territoriale da lui realizzato (a Vercelli è attestato un tesoriere e rector deputato al prelievo delle entrate marchionali). Analogamente a quanto accadrà in ambito sabaudo per il titolo di "principe di Piemonte", T. istituisce la prassi di attribuire ai primogeniti e successori dei marchesi il titolo di "conte di Acquesana".


Sistemi di alleanza:

Ghibellino. Ormai svincolato dalla tutela dei conti di Savoia, che aveva grandemente danneggiato i predecessori Secondotto e Giovanni III, opera in sintonia con i Visconti: il 10 mar. 1404 sottoscrive una convenzione con i duchi di Milano, figli di Gian Galeazzo Visconti, per la restituzione di Casale. Con i Savoia si scontra più volte, cercando di approfittare di qualunque occasione per ingrandire i possedimenti verso il Canavese, zona in cui i marchesi di Monferrato cercavano da sempre di affermarsi: l'occasione propizia è fornita dalla rivolta dei Tuchini contro i signori locali, in seguito alla quale T. dichiara guerra ad Amedeo VII nel 1387; il 15 marzo 1389 un arbitrato di Gian Galeazzo Visconti assegna a T. diverse località ed omaggi feudali nel Canavese. In gran parte delle sue iniziative militari è affiancato dal condottiero Facino Cane, il cui apporto si rivela determinante per il raggiungimento di alcuni importanti obiettivi del marchese (dominio sulla città di Vercelli nel 1404, capitanato di Genova nel 1409). Nel 1394 viene stretta una lega decennale fra T. e Luigi duca d'Orléans. Nel 1396, a causa delle reciproche occupazioni di terre, si apre la guerra fra il marchese di Monferrato e Amedeo principe d'Acaia, che si trascina fra tregue e compromessi non rispettati fino al 1411 (l'arbitrato di Gian Galeazzo del 1399, totalmente sbilanciato a favore del marchese, aveva assegnato a T. non solo Mondovì ma anche Torino e alcuni luoghi limitrofi quali Collegno e Gassino (cfr. B. San Giorgio, Cronica, p. 260; Datta, I, p. 298); la questione di Torino viene definitivamente esclusa dal tavolo della discussione in seguito all'intervento del conte di Savoia Amedeo VIII, dal quale l'Acaia teneva in feudo i suoi possedimenti).

Matrimoni. Sposa prima Argentina, figlia del marchese Leonardo Malaspina di Lunigiana e dopo la sua morte (1387), Giovanna di Lorena figlia primogenita di Roberto, duca di Bar (8 sett. 1393), da cui nascono il primogenito Giangiacomo, Sibilla e Sofia. Dopo la morte di Giovanna (15 gen. 1402) sposa, il 17 gennaio 1403, Margherita di Acaia.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

"capitano di Genova" (marchio Montisferrati Januae capitaneus).


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Politica urbanistica e monumentale:

T. si fa promotore di una "vasta campagna di potenziamento delle strutture dei principali castelli di 'stato' riconducibile ad una fase di estrema mobilità della corte sul teritorio" (Lusso, Il castello di Casale, p. 11; elenco degli interventi in Lusso, Le periferie, p. 21 e sgg.): fra gli interventi più significativi Mondovì e Casale (dopo il recupero del luogo nel 1404).

 


Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Stando a una lettera di T. del 12 lug. 1394 indirizzata ad Amedeo d'Acaia quest'ultimo aveva ordito un complotto per avvelenare buona parte della corte monferrina: un familiare del marchese, arrestato e interrogato, aveva dichiarato che durante l'incontro dei due principi a Chivasso era stato avvicinato da un servitore dell'Acaia, che l'aveva convinto "cum quodam pulvere venenoso […] venenare in coquina nostra cibaria quibus serenissima domina mater nostra, nos et illustres dominus Guillelmus frater et consors nostra carissimi et alii de nostra familia vescimur et vesci consuevimus" (Datta, II, p. 275, doc. 25; cfr. anche S. Giorgio, p. 261; Datta I p. 289).

Nel 1396 Faciotto Biglione di Mondovì e i suoi aderenti, ostili al dominio monferrino e allettati dalle ricompense promesse da Amedeo d'Acaia, si operarono per suscitare la ribellione del luogo (B. San Giorgio, Cronica, p. 271).


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Muore il 26 apr. 1418. Gli succede il figlio Giangiacomo.


Principali risorse documentarie:

I principali fondi documentari per le vicende di T. sono conservati nell'Archivio di Stato di Torino, e in particolare: AST, Paesi, Monferrato, Protocolli, bb. 1-10; AST, Paesi, Monferrato, Ducato; AST, Paesi, Monferrato, Feudi).


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Parlamento del Monferrato, a cura di A. Bozzola, Bologna, 1926;

B. Del Bo, Uomini e strutture di uno stato feudale, Milano, 2009;

E. Lusso, Le "periferie" di un principato, in «Monferrato Arte e Storia», 16 (2004), pp. 5-40;

B. di Sangiorgio, Cronica del Monferrato, a cura di G. Vernazza, Torino, 1780;

B. di Sangiorgio, Historia Montis Ferrati, in Rerum Italicarum Scriptores, coll. 307-762.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: