Trinci, Corrado (II)


di:
Estremi anagrafici:

Morto nel 1386.



Durata cronologica della dominazione:

Corrado è associato al potere esercitato in Foligno dalla famiglia Trinci e dal fratello Trincia, ma non si sa da quando. Egli riceve messi inviati dal Comune di Trevi, così come Trincia, nel 1373. Infatti, Corrado appare con forza nella documentazione dall'inizio degli anni 1370. Dopo la morte del fratello Trincia, nel 1377, gode un ruolo di primo piano insieme al nipote Ugolino, fino alla morte nel 1386.



Espansione territoriale della dominazione:

All'inizio degli anni 1370, Trincia e Corrado si impadroniscono di castelli e terre dei dintorni ma con la guerra degli Otto santi e la morte del primogenito, il territorio sotto l’influenza dei Trinci si riduce. Per un certo tempo, Bevagna si sottrae dalla loro sfera e si mette sotto la protezione di Perugia. Un accordo con quest’ultima, del 1378, specifica la zona di influenza di Foligno: essa comprende Castagnola, Serra dei Conti, il fortilizio di Pasano e il contado della Valtopina. Nel 1381 pero, il Comune di Foligno realizza lavori di fortificazione sia a Bevagna che a Montefalco, mostrando che esso perviene a controllare parte più larghe dei suoi dintorni. A questo momento, Bevagna fa forse già parte del territorio affidato ai Trinci dal papa: Corrado e Ugolino, entrambi “in temporalibus vicarii generali” per Foligno e Bevagna, nominano insieme il podestà di quest’ultima terra negli anni 1383-1384. Nel 1384, inoltre, nominano insieme il castellano di Montefalco, “ad honorem domini [sui] pape adque [sui]”.

Corrado riesce ad estendere la zone d’influenza dei Trinci al di là i confini del contado di Foligno, e viene eletto podestà di Leonessa, un piccolo comune del alto Lazio, nel 1384.

Non è sempre facile capire se terre e castelli siano controllati dai Trinci in modo personale o in qualità di vicari del papa, o pure dal Comune di Foligno rappresentato da essi. Chiaro comunque il fatto che la dominazione della famiglia vada ben oltre i confini giuridicamente definiti dalle cariche pontificali o comunali e sia imposta a numerose comunità legate a Corrado e a i suoi, attraverso una ampia zona geografica. Nel 1382, il consiglio generale di Perugia menziona il “dominio” di Corrado e nel 1384, esso considera la valle del Topino come il “[su]o terreno”, che controlla personalmente. Nel 1383, i magistrati e il Comune di Giano, seguiti da quelli di Cammoro, scrivono al “magnifico et potenti domino Corrado de Trinciis de Fulgineo eorum domino singulari” per chiederli di nominare un nuovo podestà, senza che sia citato il Comune di Foligno; quelli del castro di Castagnola, invece, chiedono “eorum domino precipuo”, cioè a Corrado, che mandi uno suo vicario, essendo seguiti dai magistrati di Leonessa che riconoscono il T. come “eorum domino singulariter”. In una sua lettera al rettore del Ducato di Spoleto, gli ufficiali e il Comune di Giano vengono qualificati da Corrado come “recommendat[i] [sui]”.

Origine e profilo della famiglia:

Titoli formali:

In una lettera del 1 giugno 1371 dal papa Gregorio XI al fratello Trincia, vicario generale in temporalibus, Corrado è citato come domicellus Fulginas. Si può anche indicare che Caterina di Siena manda una lettera a “misser Trincio De’ Fuligno e a Corrado suo fratello”, a ambedue i detentori del potere in Foligno, considerati come servitori della Chiesa. La santa parla del “stato” e dei “suddetti” loro. Il T. viene anche chiamato “dominus singulariter” o “singularus” dalle comunità che si mettono sotto la sua cosiddetta protezione: i magistrati di Giani indirizzano una lettera al “magnifico et potenti domino Corrado de Trinciis de Fulgineo, singularissmo domino et gubernatori [su]orum”, nella quale lo chiamano anche loro “defensor”.

Dopo la morte di Trincia, Corrado ottiene i titoli conferiti dal Comune a Trincia. Già nel 1377, poi nel 1378, egli appare, nel contesto di negoziazioni diplomatiche, come “confalonerius et vicarius dicte civitatis [Fuliginei] eiusque comitatus” (Nessi, p. 123). Nel 1383, viene menzionato il T. come “gonfalonierus iustitie populis civitatis [Fulginei]”, e nel 1384, nelle riformanze dello Statuto del Popolo, è citato il “magnificum dominum Corradum de Trinciis pro domino nostro papa et sancta Romana Ecclesia civitatis et comitatus Fulginei in temporalibus vicarium generalem ac vexilliferum iustitie populi civitatis euisdem”.

Corrado assume anche cariche e titoli ottenuti presso il Papa: egli è nominato “in temporalibus vicarius generalis” (citazione nel 1380 e nel 1384), ma nella scarsa documentazione conosciuta non sembra che sia citato come milites.


Modalità di accesso al potere:

Poco più di un mese dopo la cacciata della famiglia, appoggiandosi sicuramente su alleati e clienti, Corrado riesce a rientrare in città in dicembre 1377. Un cronista fiorentino contemporaneo nota: “Curradino fratello di messer Trincia [è] entrato in Fulignio e à fatto novità a cierti cittadini, loro contrari. Non so come la cosa si riposerà. Egli è u’ ricco signore, si dicie”. Per la terza volta presso i Trinci, nel Trecento, si ritrova la prassi della successione tra fratelli (Nallo Ugolino I; Corrado I – Ugolino II detto Novello), garanzia della stabilità del potere familiare.


Legittimazioni:

Il vicariato pontificio ottenuto dal fratello Trincia per dieci anni nel 1367 è stato rinnovato per Corrado, il quale è citato come vicario generale “pro sancta romana Ecclesia” nel 1380 poi, nel 1383, “pro domino nostro papa et sancta romana Ecclesia civitatis Fulginei eiusque comitatus, fortie et districtus in temporalibus vicarius generalis”. Il vicariato pero è detenuto insieme al nipote almeno dal 1383.


Caratteristiche del sistema di governo:

Le istituzioni del Comune, col consiglio dei priori funzionano normalmente, sotto la direzione del gonfaloniere di giustizia. Come il fratello e i suoi predecessori, Corrado agisce come capo del Comune. Sui piani giudiziario e amministrativo, Corrado assume da solo le funzione eminenti in qualità di vessillifero. Il registro delle entrate e delle uscite del Comune del 1381 mostra multe pagate dopo condanne fatte dal podestà sotto il controllo di Corrado o pure da Corrado stesso. Il T. rilascia da solo i salvacondotti ai stranieri. Insieme ai priori, conferma il podestà nel suo ufficio. Il ruolo eminente del T. e di suo nipote all’interno del comune può essere illustrato dal preambolo del statuto dei funari del 1385, rinovato “ad honore et exaltatione delli magnifici nostri segnuri Corrado confalonieri del populo et della ciptà predicta, et de Ugolino delli Trincij, et delli segnuri priori et potestà”.

Il T. può scrivere a Ludovico d’Este nel 1377 che Foligno costituisce il suo stato. L’importanza del gruppo famigliare nella vita politica della città e della regione viene anche dimostrata dalla convocazione al parlamento generale mandata dal rettore del Ducato di Spoleto nel 1383: nel elenco dei convocati sono menzionati i “nobiles de Trinciis de Fulgineo”, e poi la “civitas Fulginei”. Secondo l’uso sviluppato dal inizio dall’egemonia dei Trinci, Corrado ha un ruolo di primo piano nel governo della città in associazione con altri membri della famiglia, prima col fratello Trincia, poi col nipote Ugolino. L’associazione dei due fratelli e la preminenza di Trincia vengono dimostrate dalla già citata lettera di Gregorio XI del 1371, poi dalla richiesta fatta da Luigi I d’Ungheria a Perugia durante la guerre degli Otto Santi affinché la città consideri “magnificum militem dominum Trinciam et Corradum eius germanum de Fulgineo commendatos”. Dopo l’assassinio di Trincia e la ripresa del potere, Corrado gode un ruolo di primo piano, ma il nipote Ugolino (III) appare subito alle sue spalle. Nel citato registro delle entrate e uscite del 1381, Ugolino riceve ogni mese soldi dal Comune, come gli ufficiali e gli impiegati. È precisato che il denaro è dato “pro sui provisione”.

L’azione congiunta degli due uomini appare soprattutto visibile nelle relazioni esterne della città. Per l’adesione di Foligno alla lega italica, nel 1378 (vede infra), sono mandati due rappresentati del Comune che sono anche detti “procuratores magnifici uiri Corradi domini Ugolini de Trinciis de Fulgineo honorabilis vicarii et gonfalonerii dicte civitatis Fulginei, nec non nobilis iuvenis Ugolini quondam domini Trincie de Trincis”. Corrado e il nipote, Ugolino, appaiono ambedue come capi della diplomazia della città, il primo come il vicario del comune. L’accordo è rinnovato sei mesi dopo (marzo 1379), ed è siglato tra il comune di Perugia, il comune di Foligno nonché Corrado, gonfaloniere e vicario, Ugolino, e i loro aderenti. Nel 1383, quando Rinaldo Orsini, conte di Tagliacozzo, signore di Orvieto e di Spoleto, chiede un salvacondotto per due suoi ambasciatori, ne fa la richiesta ad ambedue Corrado e Ugolino. Altro indizio del ruolo di Corrado a l’interno del Comune, il fatto che sia lui il destinatario della lettera inviata da Firenze nel novembre 1381, chiedendo il pagamento del salario di Roberto de Camporinis d’Ascoli, ex-podestà di Foligno poi eletto podestà di Firenze.

L’incrocio delle forme di legittimità e del esercizio del potere (familiare, comunale e pontificale) è sensibile nella nomina di Giovanni d’Arezzo a carica di “capitaneus terre Mevanie, eiusque territorii et districtus et super guerra et ad guerram motam contra ispam terram Mevanie per existentes in Gagliolo” (un castello presso Bevagna). Agendo probabilmente in qualità di vicario generale del Pontefice, in una terra per la quale il Comune di Foligno si interessa, Corrado dichiara che Giovanni è conestabile “ad [su]a stipendia militanti” e che esso deve comportarsi “pro honore et statu Ugolini et [su]i”.

Anche al livello diplomatico pero, il Comune non scomapre: nel 1380, il comune di Perugia concede a Corrado Trinci il libero transito del grano di un tale mercante di Siena, “modo gratiam et amore et Comunis et populi civitatis Fulginei” (Nessi, p. 227); nel 1383, i priori di Folingo autorizzano un concittadino loro, nel nome loro e senza citare Corrado, a trasferirsi nelle terre di Giovanni da Varano.


Sistemi di alleanza:

Scritti uno trentennio d’anni prima e sempre validi dal punto di visto giuridico, gli statuti del Popolo prevedono l’alleanza di Foligno con Perugia. I conflitti militari e diplomatici durante la guerra degli Otto Santi hanno rimesso essa in causa (vedeischeda Trincia Trinci”) ma una tregua viene conclusa sul finire del 1377. Perugia invia ambasciatori a Foligno “ad ligam reducendis”: il ruolo avuto dalle truppe della Lega della libertà devono avere mostrato ai Trinci la precarietà della loro situazione al livello regionale e nel febbraio 1378, Foligno aderisce alla lega Italicarum, “ad honorem […] domini Barnabonis Vicacomitatis de Mediolano etc., imperiali vicarii generali, et magnificorum Comunium et popularum civitatis Florentie, Perusii et Fulginei, et omnium colligatorum […]”. La tregua con Perugia è rinnovata più volte nei mesi successivi e se l’equilibrio delicato delle alleanze dei Trinci viene modificato, non cambia radicalmente: i Folignati si impegnano a non dare ricetto a nemici di Perugia ma non sono tenuti ad accogliere né armati perugini né genti nemiche della Chiesa. Nel mese di marzo 1379, si conclude di nuovo fra il comune di Perugia, quello di Foligno e ambedue i Trinci “unionem, ligam et confederationem, colligationem etc.” Legami personali devono rafforzare i relazioni fra ambedue le città: Corrado e il nipote sono nominati cittadini onorari della città del grifone nel 1381, la quale conceda il stesso giorno la cittadinanza ai figli di Ugolino, Corrado e Niccolò, insieme ai figli del conte Federico I da Montefeltro.

Dopo il 1378 e la pace fra la Lega e Urbano VI, la stabilizzazione della posizione regionale dei T. si accompagna a un nuovo riavvicinamento con Firenze. Nel 1371, Corrado, insieme al fratello Trincia, aveva ottenuto la cittadinanza fiorentina. Nel 1380, il nipote Ugolino è ricevuto come raccomandato dalla repubblica, con Guidantonio da Montefeltro, conte d’Urbino e Ludovico degli Alidosi, signore di Imola. Nel 1383, Corrado, in qualità di vessillifero di giustizia e i priori di Foligno richiedono alla Signoria di Firenze di designare, fra i Fiorentini, il prossimo podestà di Foligno, la quale Signoria chiede l’anno seguante che i Folignati designino uno loro concittadino come esecutore degli ordinamenti di giustizia. Segno dei rapporti stretti con Firenze, l’elezione di Trincia di Rinalduccio de comitibus de Trinciis, membro di un ramo collaterale della famiglia, come podestà della città.

La presenza simultanea dei Trinci e dei Montefeltri, a Firenze nel 1380 poi a Perugia l’anno seguente, non avviene sicuramente a caso: si indovinano relazioni più strette, confermate dal matrimonio di Corrado II con Anna, sorella di Antonio da Montefeltro, conte d’Urbino e signor di Gubbio. Infatti, il T. rimane nella stessa rette di alleanza familiare di quella tessuta dal fratello, il quale aveva offerto i suoi servizi a Ludovico Gonzaga di Mantova, capitano di Mantova, nel 1376.  Il 9 dicembre 1377, dopo avere ripreso il controllo di Foligno, Corrado scrive al stesso Ludovico, dicendogli: “Fulginei reintraui recuperando honorifice statum meum”. Si trovano anche indizi di legami con la Camerino dei da Varano, che fanno pensare che i relazioni fra le due città, sia informali che istituzionali, erano importanti (vedi scheda Ugolino I e Corrado Iper le cariche esercitate a Norcia nel 1335 da Corrado di Nallo T. e Gentile di Berardo da V.). Un tale Salimbene di Giorgio da Camerino, legum doctor, è capitano del Popolo di Foligno nel 1380 e agisce più volte come vicario di Corrado, mentre altri cittadini di Camerino vengono nominati ad altri uffici (castellano nel contado, esecutore delle gabelle).

Secondo il Dorio, Corrado è sposato con Anna, sorella di Antonio da Montefeltro, conte d’Urbino e signor di Gubbio. Muore pero senza discendenza


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Corrado è eletto podestà di Leonessa, nel alto Lazio, nel 1384.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Appaiono nella documentazione indicazioni di benefici ecclesiastici posseduti dai Trinci fuori della città di Foligno, tale quello del priorato di San Masseo, nel territorio d’Assisi (citato nel 1382) o pure quello di San Angelo di Limigiano (dipendente dell’abbazia di Sassovivo, vedi scheda Trincia Trinci), rivendicato dal Comune di Perugia perché detenuto, ingiustamente secondo Corrado, da un Baglioni.


Politica urbanistica e monumentale:

La documentazione notarile lascia pensare che Corrado e Ugolino si sono trasferiti, dopo la morte di Trincia, nel complesso del palazzo delle canoniche (atto notarile del 1379). Quest’ultimo si trova sulla piazza principale della città (“iuxta plateam veterem”), di fronte ai palazzi comunali, al fianco della cattedrale, cioè nel cuore dello spazio civico. La famiglia conserva le case antiche, situate nella società degli Ammanniti, menzionate come “domos veteres magnifici domini Ugolini de Trinciis” in un atto del 1411.

Oltre al simbolo politico del nuovo insediamento, due elementi possono essere sottolineati. Il complesso della canonica scelto dai Trinci presenta le caratteristiche delle residenze urbane nobiliari del tempo e manifesta la potenza della famiglia: esso è doto da una casa-torre, da un chiostro sormontato da un porticato, così come di una grande sala di ricevimento. In oltre, documenti del 1379 e del 1380 descrivano il palazzo come “habitationis magnifici viri Corradi […]”, ma atti notarili del 1382, del 1385 e del 1386 redatti nel stesso luogo indicano la “domu[m] habitation[em] magnificorum dominorum Corradi et Ugolini de Trinciis”. Ambedue detentori di potere sia al livello regionale, con il vicariato pontificale, che al livello comunale, lo zio e il nipote abitano insieme nel nuovo palazzo.


Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Morte.


Principali risorse documentarie:

Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

F. Baldaccini e A. Messini (a cura di), Statuta communis Fulginei, vol. II, Perugia, 1969; C. Censi, Documentazione di vita assisana 1300-1530, vol. I : 1300-1448, Grottaferrata (Romae), 1974, p. 193; A. Gherardi (a cura di), Diario d’anonimo fiorentino dall’anno 1358 al 1389, in, Cronache dei secoli xiii e xiv, Firenze, 1876, p. 345; C. Guasti, (ed.), I capitoli del comune di Firenze. Inventario e regesto, t. I, Firenze, 1866, pp. 129, 170; P. Misciattelli (ed.), Le lettere di s. Caterina da Siena ridotte a miglior lezione, e in ordine nuovo disposte, Firenze, 1970 (22e ed. ; 1ma ed. da Niccolò Tommaseo, Firenze, 1860 ; 2da ed. da Piero Misciattelli, Siena, 1913), vol. IV, lettre CCLIII, pp. 72-76; M. Sensi, Lettere patenti di Corrado e Ugolino Trinci (1383-1384), in Bollettino Storico della Città di Foligno, VII, 1983, pp. 7-55; Id., Gli statuti dei mercanti e degli artigiani, dei merciai e dei bambagiai di Foligno (secc. xiv-xv), in BSCF, 10, 1986, pp. 130-166;

G. degli Azzi Vitelleschi, Le relazioni tra la repubblica di Firenze e l’Umbria nei secoli xiii e xiv, t. II, Perugia, 1909; L. Lametti, “Palazzo Trinci a Foligno: origine, struttura, storia e stile di una dimora signorile dell’inizio del xv secolo” in Signorie in Umbria tra Medioevo e Rinascimento: l’esperienza dei Trinci, vol. II, Perugia, 1989, pp. 307-402; S. Nessi, I Trinci signori di Foligno, Foligno, 2006; M. Sensi, I Trinci tra storia, storiografia ed erudizione, in Signorie in Umbria…, vol. I, Perugia, 1989, pp. 171-238.

 


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: