di:
Flavia Negro
1371-1408
1387-1408
La dominazione comprende Asti e il suo contado, costituiti in dote a Valentina Visconti, figlia di Gian Galeazzo, in vista del matrimonio con Luigi duca di Touraine. Il contratto di matrimonio (27 gen. 1387) elenca precisamente le località che sarebbero di fatto entrate nella disponibilità del marito. Il signore di Milano trattiene per sé alcune roccaforti (necessarie a garantirsi anche in futuro il controllo della zona), mentre cede la restante parte del contado astigiano (cui sono aggregate per l'occasione località tradizionalmente indipendenti come Bra e Cherasco).
La linea d'espansione del duca, indirizzato e supportato in questo dal Visconti, si dirige a partire dagli anni '90 verso la Liguria. Nel 1394 François de Chassenage e Enguerrand VII di Coucy, rispettivamente governatore in Asti e luogotenente generale in Italia per conto di L., sono protagonisti di una vittoriosa spedizione che si conclude brevemente con la conquista di Savona, che fa dedizione al duca il 17 novembre, e di gran parte del Ponente Ligure. Si tratta tuttavia di un'acquisizione effimera, dal momento che dopo poco più di un anno (24 dic. 1395), il duca è costretto a cederle al fratello e re di Francia Carlo VI.
Vedi alla voce: VISCONTI, famiglia.
La formula usata da V. nei documenti assomma i titoli che le derivano dal matrimonio nel 1387 con Luigi di Valois - duchessa di Touraine, contessa di Valois, di Blois e Beaumont e, dal 1392, duchessa di Orléans - e quello di "signora di Asti", che le deriva dalla dote costituitale dal padre Gian Galeazzo nella stessa occasione: "Valentina ducissa Aurelianensis, comitissa Vallesii Blesensis et Bellimontis ac domina Ast".
L. si intitola nei documenti duca di Touraine (dal 1392 duca d'Orléans), conte di Valois, Blois e Beaumont, e infine "signore di Asti": Ludovicus dux Turoniae [dal 1392 "dux Aurelianensis"], comes Vallesie et Bellimontis ac dominus Ast".
L'8 apr. 1387 Gian Galeazzo Visconti, come prevedeva la clausola del contratto di matrimonio siglato qualche mese prima (27 gen.) fra sua figlia V. e L., assegna in dote a V. la città e districtus di Asti. Entrambi diventano "domini" di Asti: L. chiede e ottiene immediatamente da Gian Galeazzo la possibilità di usufruire della dote della moglie nonostante la celebrazione del matrimonio, in conseguenza dei calcoli politici del padre, sia rimandata di due anni.
1387, apr. 8: Gian Galeazzo Visconti costituisce in dote alla figlia V., in procinto di sposare L., duca di Touraine e fratello del re di Francia Carlo VI, la città di Asti con il suo distretto ("Iohannes Galeaz pater dictae dominae Valentinae […] constituit in dote et pro dote, nomine et ex causa dotis dictae dominae Valentinae et dicto domino Ludovico duci Turoniae ibidem praesenti et de et cum auctoritate et consensu dicti domini nostri regis, ut supra solemniter stipulanti et recipienti, videlicet civitatem Astensem cum omnibus aliis suis terris").
1387, mag. 11: la città di Asti fa atto di fedeltà a V. Il 29 apr. 1387 Gian Galeazzo, in considerazione del matrimonio celebrato fra L. e sua figlia V. e della dote da lui costituita a quest'ultima, ordina ai sudditi e ai vassalli di fare fedeltà al duca a nome di V.: "mandamus quibuscunque vassallis fidelibus et subditis nostris ad quos huiusmodi negotium dignoscitur pertinere quatenus faciant et facere possint fidelitatem et homagium dicto domino duci aut ab eo deputando nomine dicte domine Valentine nate nostre et procuratoribus eius domine Valentine nomine recipientibus de ipsis rebus et terris de quibus in possessione sumus "; 10 mag. 1387: la città nomina procuratori "ad faciendum fidelitatem et homagium in forma infrascripta illustri principi ac magnifico et excelso domino domino Ludovico duci Turonie comitique Valesii et Bellimontis super Ysaram nomine inclite illustris domine Valentine" e a giurare sui vangeli "quod dicta universitas, popullus et comune Ast et subdicti fideles et vassalli ipsorum et comunis et civitatis et omnes et singuli infrascripti ab hac hora in antea et perpetuo durante tempore quo regimen et gubernacio dicte domine Valentine pertinebunt erunt fideles ipsi domine Valentine ducisse" (AST, Città e Provincia, Asti, b. 3, ff. 19, 20). Dopo il giuramento della città segue quello delle ville del contado.
Pochi giorni dopo la dedizione della città (11 mag. 1387) François de Chassenage, nominato governatore e luogotente del duca di Touraine, procede al rinnovo dei funzionari: ad Asti viene nominato podestà Pietro Ghilini di Alessandria e tesoriere generale l'astigiano Giovanni Tinelli. Dopo le iniziali resistenze della città al dominio del duca - nell'atto di fedeltà Asti fa in modo di ottenere la conferma, da parte tanto del duca che della duchessa, dei patti stretti con Gian Galeazzo in occasione della dedizione della città il 27 mar. 1379 - i rapporti del ceto dirigente con la nuova dominazione si stabilizzano e paiono improntati ad una reciproca collaborazione. Nel 1397 si dà inizio alla costruzione di un nuovo canale che permetta il collegamento fra i mulini e gli opifici intorno alla città: metà dei costi sono coperti dal signore, l'altra metà da un gruppo ristretto di finanziatori locali, egemonizzati da famiglie quali i Roero, i Layolo, i Malabayla. Nel 1405 esponenti di queste stesse famiglie concedono al duca un prestito di 11.000 fiorini astesi per finanziare la campagna militare contro il cugino Giovanni Senza Paura.
Di fatto il governo di Asti mantenne l'ambiguità insita nel contratto di matrimonio che ne era alla base: da una parte L. era il titolare della signoria in qualità di marito di V. e usufruttuario della sua dote (diritto che aveva chiesto e ottenuto di esercitare ancor prima che V. lasciasse Milano), dall'altra diversi elementi - come ad esempio l'esclusione dalla dote di alcuni importanti castelli del contado astigiano, rimasti in mano a Gian Galeazzo, o la fedeltà prestata, su esplicita direttiva di quest'ultimo, tanto all'uno quanto all'altro dei due coniugi - lasciano intendere la volontà del Visconti di riservarsi, anche attraverso la la partecipazione sul piano simbolico della figlia al governo della signoria, la possibilità di intervenire nelle faccende astigiane. La documentazione prodotta dai funzionari o a loro indirizzata non fa generalmente riferimento a V.: "gubernatori civitatis Ast … pro illustri principe et magnifico domino nostro domino Lodovico Aureliany", "gubernator Ast … pro illustri principe et inclito domino nostro domino Lodovico duce Aurelianensi" (Gabotto, Documenti inediti, doc. 78, 62, cfr. anche 87, 93); tuttavia quest'ultima compare, in qualità di "domina", negli atti che incidono sul rapporto fra la città e il signore (cfr. patenti del duca alla città di Asti per la costruzione di una bealera, mulini e altri edifici del 23 ott. 1397: AST, Città e Provincia, Asti, b. 3, f. 23; e i privilegi concessi da V. al comune di Bra il 15 mag. 1387: Storia di Bra, I, p. 297); in occasione della spedizione per il recupero delle località di Bene e Sant'Albano, occupate nel 1387 dall'Acaia, gli astigiani confezionano 12 vessilli di cui 6 con lo stemma del duca e 6 con quello della duchessa.
L., il cui matrimonio con V. rientra nei piani politici di Gian Galeazzo Visconti, interessato a rafforzare i legami con il re di Francia, opera in continuo rapporto e accordo con il governo milanese. Quando alla corte di Francia si aprono le contese per assicurarsi la successione al re Carlo VI, colpito da demenza, L. si trova contrapposto alla casa di Borgogna: prima contro il duca Filippo l'Ardito e poi, morto quest'ultimo nel 1404, contro il figlio Giovanni Senza Paura, dal quale sarà fatto assassinare il 23 nov. 1407.
Nel 1392 L. promuove, contribuendo alle spese, la riparazione delle mura di Cherasco.
Inizialmente gli astigiani protestano per la cessione di Asti al duca compresa nel trattato di matrimonio fra Valentina e il duca di Touraine, che secondo loro violava i patti stipulati dalla città in occasione della sua dedizione a Gian Galeazzo Visconti (26 mar. 1379). Il contrasto viene risolto inserendo nei nuovi patti deditizi l'obbligo per il duca e la duchessa di giurare il rispetto dei precedenti accordi. Anche nel comune di Bra il passaggio all'Orléans non era stato indolore; il nuovo podestà orleanese, Giovanni Aribaldi, emana immediatamente una serie di norme tese alla pacificazione sociale quali il divieto di pronunciare i nomi di parte guelfa e ghibellina, di portare armi nel borgo, di aggirarsi dopo il suono dell'ultima campana, mentre il 31 ott. 1381 minaccia pesanti multe per coloro che avessero ancora osato danneggiare le insegne francesi esposte nel luogo. Fra gli altri interlocutori riluttanti a riconoscere il nuovo signore vi sono alcuni rami dei marchesi di Ceva, che rifiutano di prestare fedeltà e arrivano a coalizzarsi con le comunità e i signori vicini per resistere militarmente contro gli armati inviati dal duca (la ribellione dura almeno fino alla fine di giugno del 1388); Petrino Malabayla, vassallo del vescovo di Asti per alcune terre della chiesa (fra le quali Piozzo, Sant'Albano, Bene e Trinità, da Gian Galeazzo inserite nella dote di V.) ugualmente rifiuta di prestare omaggio, preferendo farsi riconoscere i possessi da Amedeo d'Acaia.
Nei confronti di V. fu formulata alla corte di Francia l'accusa di sortilegio per le cure di cui aveva fatto oggetto il re di Francia Carlo VI, fratello di suo marito, periodicamente colpito da crisi di follia. Per questa ragione nel 1396 la duchessa decise di ritirarsi nella residenza di Blois.
L., coinvolto nelle lotte per il trono francese innescate dalla pazzia di Carlo VI, muore assassinato da sicari mandati dal cugino, Giovanni senza Paura, il 23 nov. 1407. V., che dal 1396, colpita dall'accusa di aver causato la follia del re, si è ritirata nel castello di Blois, muore alla fine del 1408. Succede loro il figlio Carlo d'Orléans, che ha all'epoca tredici anni.
La documentazione sulla signoria di V. e L. sulla contea di Asti è principalmente conservata nell'Archivio di Stato di Torino (Paesi, Asti; Paesi, Milanese, Città e Ducato).
R. Bordone, La dominazione francese di Asti. Istituzioni e società tra medioevo ed età moderna, in Gandolfino da Roreto e il Rinascimento nel Piemonte meridionale, a cura di G. Romano, Torino, 1998, pp. 15-45.
Id., Attività economica e funzioni pubbliche del patriziato astigiano durante la dominazione orléanese, in Crédit et Société: les sources, les techniques et les hommes, Neuchâtel 1999, pp. 213-224.
F. Garesio Pellissero, La Società del Moleggio in Asti durante il dominio orleanese (secoli XIV-XVI), in «Bollettino storico-bibliografico subalpino», a. 91 (1993), pp. 477-545, e 92 (1994), pp. 47-79.
D. Gnetti (a cura di), Il codice delle Fidelitates Astenses dell'Archivio di Stato di Torino (1387-1389), Torino, 2007 (BSS 220)
E. Basso et al., La dominazione viscontea e il governo orleanese, in Storia di Bra, a cura di F. Panero, Savigliano, 2007, vol. I, pp. 267-424.
D. Lanzardo, Le difese di Cherasco e il castello visconteo (secoli XIII-XV), in Castelli e fortezze nelle città italiane e nei centri minori italiani (secoli XIII-XV), a cura di F. Panero e G. Pinto, Cherasco, 2009, pp. 97-118 (distribuito in formato digitale da Reti Medievali, www.retimedievali.it).