Vico, Faziolo di


di:
Estremi anagrafici:

fine XIII secolo-1338.



Durata cronologica della dominazione:

1329 – 1338



Espansione territoriale della dominazione:

Signoria sulla città di Viterbo e il suo distretto, estesa ai castelli di famiglia o sui quali avevano diritti signorili (Civitavecchia, Sipicciano).

 

Origine e profilo della famiglia:

Famiglia signorile radicata nella Tuscia romana ma saldamente insediata a Roma  in Trastevere.  Il potere familiare crebbe con la carica di Prefectus Urbis, un titolo che ricompare a Roma dopo un lungo periodo di eclissi, che nei secoli X e XI aveva competenze giudiziarie, solo in seguito all’affermazione del comune romano il controllo del sistema giudiziario divenne una prerogativa del comune. Nel XII secolo la nomina di prefetto era stata per diverse volte imperiale. Dall’inizio del XIII secolo Innocenzo III procedette direttamente alla nomina del Prefectus Urbis, che allora è divenuta appannaggio della famiglia di Vico, con un processo di dinastizzazione, del quale è impossibile ricostruire le forme e le fasi di progressiva affermazione durante il XII secolo. Il patrimonio familiare nella Tuscia si arricchì  per le concessioni che sia i pontifici sia gli imperatori elargirono in diversi momenti alla famiglia per ottenerne o consolidarne la fedeltà. I di Vico furono i sostenitori del partito imperiale nell’Italia centrale, pur non disdegnando,  secondo opportunità politiche, di appoggiare e supportare la Chiesa e il partito papale. I di Vico, insediati sui monti Cimini, diventarono signori di molti castelli (circa una trentina) sparsi dal Tevere al mare (da una parte erano giunti a Gallese presso il Tevere e sul litorale tirrenico dominavano su Civitavecchia e Montalto di Castro).

Faziolo era figlio naturale di Manfredi di Vico e il titolo e le funzioni di Prefectus Urbis spettavano alla discendenza legittima e perciò alla morte di Manfredi (1338) gli successe il figlio Giovanni ( III) v. voce relativa.


Titoli formali:

Faziolo non risulta aver assunto il titolo di defensor populi, sia in atti notarili che in lettere pontificie è qualificato dominus.


Modalità di accesso al potere:

La situazione della Provincia del Patrimonio di San Pietro in Tuscia, la conflittualità continuata tra gli ufficiali pontifici e il comune di Viterbo, aumentata in seguito all’adesione all’imperatore Ludovico il Bavaro e all’aiuto prestato all’antipapa ( Pietro da Corbara Niccolò V), fu motivo del rivolgimento che si produsse a Viterbo nel 1329 e portò alla cacciata di Silvestro Gatti (secondo la testimonianza dei cronisti coevi ucciso dallo stesso Faziolo).  La  presa di potere fu il naturale esito della ripresa di importanza nella Viterbo comunale della famiglia di Vico, Faziolo rientrò a Viterbo supportato dai guelfi i quali intendevano ricostituire il governo del comune, ottenere l’assoluzione pontificia e la cancellazione delle pene e dell’interdetto. Rientrare perciò in grazia della Chiesa,  senza però essere del tutto subordinati. I guelfi si rivolsero al rettore e legato pontificio Giangaetano Orsini perché riformasse il comune e togliesse la scomunica. Il percorso fu lungo e travagliato e la soluzione si ebbe solo dopo quattro anni.


Legittimazioni:

Non formalizzata da alcun atto ufficiale, la preminenza di Faziolo  si espresse nel controllo del comune e delle istituzioni e nell’esercitare una ferma opposizione agli ufficiali pontifici quando venne richiesto il suo allontanamento da Viterbo, vietò infatti che essi entrassero in città.  Per questo il comune di Viterbo e lo stesso Faziolo furono colpiti da scomunica, si arrivò alla ricerca di una completa assoluzione. Gli ambasciatori (frati predicatori)  che dovevano recarsi ad Avignone per perorare la causa viterbese furono scelti in un parlamento convocato dal podestà e dalle diverse componenti istituzionali e da Faziolo che compare per ultimo nell’elenco ma con uno stacco dagli altri che segnala l’importanza. Dal canto suo  Giovanni XXII riconosce la preminenza di Faziolo in quanto la lettera di assoluzione in seguito alla precedente petizione è indirizzata al comune di Viterbo e a Faziolo “de Prefectis”.


Caratteristiche del sistema di governo:

Non è possibile ipotizzare uno specifico programma di governo di Faziolo quando prese il potere. Il suo intento era di recuperare alla sua famiglia l’egemonia a Viterbo. Egli non alterò la struttura degli organismi comunali, composta dai due consigli- generale e speciale-, dei rettori delle arti,  dei consiglieri, et consorcii  dominatorum nonché dei conservatorum populi civitatis Viterbii, il podestà continuò ad essere di nomina pontificia. La situazione nel Patrimonio di San Pietro in Tuscia, come nelle altre terre della Chiesa, era fortemente conflittuale e gli ufficiali pontifici, inadeguati a disciplinarla, si destreggiavano tra i diversi focolai di ribellione, non mantenendo equidistanza tra le diverse parti. Faziolo temeva la connivenza con gli eredi di Silvestro Gatti – in particolare Lando o Rolandino ( v. voce Silvestro Gatti), di conseguenza stette in una continuata guerriglia contro il Gatti, e le milizie pontificie, e non desistette dall’assalire i castelli della Chiesa (Graffignano). Dopo la pacificazione con la Chiesa Faziolo ottenne il riconoscimento dei diritti sul castello di Sipicciano, un castello del contado viterbese che era stato recuperato da Faziolo e per questo il comune glielo aveva concesso in feudo, ma richiesto dal rettore Filippo Cambarlhac era stato consegnato alla Chiesa e poi restituito a Faziolo.


Sistemi di alleanza:

Conseguente alla tradizione familiare, Faziolo costituì la bandiera dietro la quale si raccolsero i ghibellini del Patrimonio. Dopo la pacificazione con la Chiesa nel 1333 mantenne solidali rapporti con i guelfi.    

Aveva sposato Imelda signora di Castel Araldo, non si hanno notizie della sua discendenza.  


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Tenne rapporti di amicizia con il vescovo Angelo Tignosi e con il monastero dei SS. Bonifacio e Alessio al quale restituì un terreno ingiustamente occupato.


Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

Nel 1336 era stato riformato lo Statuto di Viterbo soprattutto nel campo della procedura del Tribunale civile (Perg. 657). Per il castello di Sipicciano nel 1338 emanò degli ordinamenti, che regolavano i diritti di passaggio e le gabelle imposte ai forestieri e ai massari.     


Consenso e dissensi:

Oltre all’opposizione del rettore pontificio Giangaetano Orsini e gli ufficiali pontifici, contrari a Faziolo furono i seguaci dei Gatti, che  nel 1331 ordirono una congiura per impossessarsi del comune. Scoperta la congiura, furono puniti i maggiori responsabili, nondimeno il peso dei guelfi era diventato tanto preponderante nel comune che arrivarono a richiedere al pontefice Benedetto XII di far risiedere il rettore nella città in modo da preservarla dai tentativi di egemonia signorile. Il pontefice fu d’accordo ma il progetto tardava a divenire effettivo.    


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Prima che si concretizzasse il disegno della residenza del rettore a Viterbo, Giovanni di Vico, divenuto Prefetto di Roma come successore del padre Manfredi, senza frapporre indugi,  uccise il fratellastro Faziolo, in modo da avere campo libero per affermare il suo dominio a Viterbo.


Principali risorse documentarie:

Arch. segr. Vaticano, Reg. Vat. 111; Camera apostolica, Coll., 175, c. 131v; Viterbo, Arch. comunale, Pergamene;  Margarita, I .


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Lettres communes de Jean XXII, a cura di G. Mollat, Paris 1904-10: Niccolò della Tuccia, Cronache di Viterbo, in Cronache e statuti della città di Viterbo, a cura di I. Ciampi, Firenze 1872, p. 33; Codice diplomatico della città di Orvieto, a cura di L. Fumi, Firenze 1884, doc. DCXLI p. 460; C. Calisse, I Prefetti di Vico, in Archivio della R. Società romana di storia patria, X (1887), pp. 64-66; P. Savignoni; L'Archivio storico del Comune di Viterbo, ibid., XVIII (1895); M. Antonelli, Vicende della dominazione pontificia nel Patrimonio di S. Pietro in Tuscia dalla traslazione della sede alla restaurazione dell'Albornoz, ibid., XXVI (1903); G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, I, Viterbo 1907; C. Pinzi, Storia della città di Viterbo, III, Roma 1913; C. Argegni, Condottieri, capitani, tribuni, III,; E. Dupré Theseider, Roma dal Comune di popolo alla signoria pontificia (1251-1377), Bologna 1952; G. Signorelli, I Gatti, in Bibl. prov. A. Anselmi, Miscellanea di studi viterbesi, Viterbo 1962, A. Mazzon, Vico, Faziolo di, in Dizionario storico biografico del Lazio, (Roma 2009),  III, p. 1966.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: