Vignati, Giovanni


di:
Estremi anagrafici:

1360 c.a. - 1416



Durata cronologica della dominazione:

Lodi: 1403-1416; Piacenza: 1410-1414



Espansione territoriale della dominazione:

Lodi, Piacenza

Origine e profilo della famiglia:

Sebbene una consolidata tradizione cronachistica voglia il Vignati proveniente da una famiglia di macellai, in realtà Giovanni appare piuttosto essere stato discendente di un’antica famiglia di grandi proprietari terrieri originaria del contado ed inurbatasi già alla fine dell’XI secolo. Nel secolo successivo i Vignati espressero diversi consoli e vennero infeudati di beni nel contado da parte del Vescovo di Lodi. I Vignati facevano parte dello schieramento guelfo ed erano membri della fazione dei Sommariva. Durante la signoria in Lodi di Antonio I Fissiraga, guelfo, si ha notizia dell’attività di numerosi membri di questa famiglia.


Titoli formali:

Il 6 marzo 1413 Giovanni Vignati ottenne per sé e per i suoi eredi il titolo signore di Lodi e di altre terre nel lodigiano da parte dell’imperatore Sigismondo. Fu solo il 29 dicembre dello stesso anno che ilVignati ottenne il titolo di Conte. Tre anni dopo, il 10 maggio 1416 venne investito del titolo di Conte di Lodi da Filippo Maria Visconti: in cambio della sottomissione al Duca di Milano il Vignati otenne la liberazione del figlio Giacomo, che si trovava in mano milanese.

Per quanto riguarda la signoria su Piacenza, Giovanni ottenne semplicemente il titolo di dominus.


Modalità di accesso al potere:

Approfittando di una rivolta popolare ai danni di Antonio II Fissiraga, colpevole di essersi avvicinato troppo ai signori di Milano, il Vignati, grazie ad una accorta politica di alleanze con i signori di Cremona e di Crema e all’appoggio della guelfa Firenze, riuscì a raccogliere un sufficinete numero di armati per entrare in Lodi e proclamarsi signore nel novembre 1403. La presa del potere su Lodi da parte di Giovanni Vignati faceva parte di un piano orchestrato dalle maggiori forze antiviscontee come i da Carrara, gli Este e Firenze, che miravano ad erodere il potere dei duchi di Milano.

Dopo aver consolidato la propria posizione a Lodi, nel novembre del 1410, il Vignati ampliò la propria signoria attraverso l’acquisto di Piacenza da Antonio di Hostendun, ufficiale di Giovanni Le Maingre, governatore di Genova per conto di Luigi II, conte di Provenza.


Legittimazioni:

Scrivendo al comune di Firenze nel gennaio del 1404, il Vignati sostenne di aver preso il potere con il consenso del popolo. Nel corso degli anni il Vignati si mosse per ottenere anche una legittimazione dall’alto del proprio potere. Nel 1413 riuscì nel suo intento ottenendo un titolo feudale da parte dell’imperatore e sucessivamente venne ri-investito del medesimo titolo da parte del duca Filippo Maria Visconti.

Il dominio su Piacenza non ottenne mai un riconoscimento dall’alto ma venne legittimato semplicemente dall’acquisto della città da parte del Vignati.


Caratteristiche del sistema di governo:

Il governo del Vignati si caratterizzò come una signoria pluricittadina individuale. Sul governo del signore in città si sa poco, oscurato essendo stato dall’azione in politica estera, anche se sembra avesse mantenuto in vita alcuni degli organi comunali come il consiglio cittadino di Lodi. Il Vignati doveva infatti il proprio potere alla componente popolare lodigiana che gli aveva concesso l’autorità sulla città presto delusa dall’esperienza del Fissiraga. Per consolidare l’appoggio di questo strato della popolazione il Vignati promosse azioni per favorire l’economia lodigiana attraverso accordi con i partner della lega guelfa antiviscontea.

A Piacenza governò attraverso un vicario, Bassiano Casseti, che ricoprì la carica di podestà.


Sistemi di alleanza:

La politica di alleanze del Vignati si mosse secondo due precise direttrici tra loro complementari al fine di rafforzare e mantenere la propria signoria su Lodi. La prima fu quella di avviare una attiva politica matrimoniale volta ad imparetarsi con altre famiglie signorili del nord Italia. Diede infatti in sposa a Ottone Rusca, signore di Como, sua sorella Margherita, mentre sua figlia Caterina andò in sposa a Carlo Cavalcabò, signore di Cremona. Nel 1413 un’altra figlia, Leonarda, sposò il marchese Bartolomeo Malaspina. Non ci sono notizie sicure invece del matrimonio tra lo stesso Giovanni Vignati e Samaritana da Polenta. Il rapporto con il Rusca produsse un tentativo di occupazione di Milano da parte dei due signori, fallito a causa della mancanza di coordinazione tra i due contingenti che permise al Visconti di riorganizzarsi e di respingere l’offensiva.

Secondariamente il signore di Lodi strinse alleanza con tutte le forze anti viscontee. Fondamentale per la sua ascesa al potere fu l’appoggio della repubblica di Firenze che lo sostenne con l’invio di truppe. Grazie all’appoggio del vescovo di Lodi, che intercesse presso il cardinale legato Baldassarre Cossa (futuro antipapa Giovanni XXIII), riuscì ad ottenere la dispensa dal giuramento di fedeltà a Giovanni Maria Visconti e nel 1406 ottenne per sé e per i propri eredi il titolo di patrizio veneziano dal doge Michele Steno. Nel maggio 1405 fu ancora coinvolto in una nuova lega guelfa insieme a Brescia, Crema e Cremona. Il rapporto con Cremona venne guastato dall’azione di Cabrino Fondulo che aveva rivesciato la signoria dei Cavalcabò. A ristabilire la concordia intervenne il doge di Venezia (1407) che intendeva mantenere la pace tra le piccole signorie padane in funzione anti viscontea.

Al 1405 va fatto risalire anche un altro fallimentare attacco militare da parte del Vignati: quello verso Bergamo, la cui parte guelfa lo voleva come signore. Come nel caso della presa di Milano anche questo tentativo si risolse con una sconfitta da parte di Giovanni.

Il rapporto con i signori di Milano fu ovviamente sempre molto teso e segnato da aspre guerre che devastarono il contado di Lodi. Con Giovanni Maria ci furono lunghi periodi di pace dettati soprattutto dalla convenienza del momento. Sia i Visconti che il Vignati infatti aspettavano il momento più opportuno per avere la meglio sull’avversario. Nel 1409 gli indugi furono rotti e una nuova lega guelfa pose l’assedio a Milano. Anche questo tentativo si rivelò velleitario e il Vignati riuscì solo ad impadronirsi per un certo periodo di Melegnano.

I rapporti con il nuovo duca Filippo Maria furono invece fin da subito segnati da una netta iferiorità del Vignati che si vide subito costretto, nel settembre del 1412, a giurare fedeltà e a prestare assistenza militare offensiva e difensiva al Visconti.

L’unico modo che il Vignati ebbe per svincolarsi momentaneamente dalla pressione di Filippo Maria fu di stringere una stretta alleanza con Sigismondo di Lussemburgo, che gli concesse il titolo di Conte di Lodi e risiedette a Piacenza per alcuni mesi mentre stringeva accordi con Giovanni XXIII per la composizione dello scisma d’Occidente. Tuttavia allontanatosi l’imperatore da Piacenza il Vignati divette soccombere al Visconti che nel giro di due anni pose fine alla sua signoria.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Nel 1403, appena prima di diventare signore di Lodi, ricoprì la carica di podestà a Cremona sotto Ugolino Cavalcabò.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Giovanni Vignati ebbe un particolare legame con la chiesa piacentina. Sono infatti testimoniate diverse donazioni, fatte a più riprese, a diversi enti ecclesiastici della città emiliana con l’evidente scopo di ingraziarsi la popolazione locale dopo l’acquisto di Piacenza da parte del signore di Lodi. Inoltre si interessò presso Orlando Pelavicino affinchè Branda Castiglione, vescovo di Piacenza, potesse visitare la propria sede episcopale.

Stretti furono anche i rapporti con il vescovo di Lodi: fu grazie all’appoggio di questi che il Vignati riuscì a promuovere l’incontro tra Giovanni XXIII e Sigismondo di Lussemburgo.


Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

 Il Vignati attuò una precisa politica di grandezza per dare prestigio alla propria dominazione e per guadagnarsi un posto di primo piano nel panorama signorile italiano. Strumento principale di tale politica fu lo stretto rapporto che il Vignati instaurò con l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo e con l’antipapa Giovanni XXIII. Lodi infatti venne scelta come sede dell’incontro tra l’imperatore e l’antipapa nel 1413. Proprio in occasione della presenza dell’imperatore a Lodi il Vignati ottenne il titolo di Conte di Lodi e venne creato cavaliere aurato in una sontuosa cerimonia.

Con la presa di Piacenza il Vignati inizò a coniare monete d’argento e di bronzo con le proprie iniziali.


Consenso e dissensi:

Appena preso il potere a Lodi, il Vignati si premurò di espellere dalla città tutti gli aderenti al partito filo-visconteo al fine di prevenire possibili rivolte contro il proprio potere. Durante la signoria di Antonio II Fissiraga, infatti, erano stati esiliati solo i Vistarini, famiglia tradizionalmente ostile ai guelfi Fissiraga.

Per consolidare il proprio potere a Piacenza, nel settembre 1412, il Vignati promosse una serie di tregue bilaterali con le varie famiglie della città emiliana. Tale azione venne intrapresa dal Vignati per contrastare le manovre del nuovo duca di Milano Filippo Maria Visconti che mirava a creare forti nuclei di potere nel contado piacentino per indebolire il Vignati e recuperare la città.


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Spossato dalle spese per il mantenimento dell’imperatore il Vignati non ebbe modo di difendere Piacenza dall’azione del Visconti e si vide in oltre costretto a giurare fedeltà a Filippo Maria, facendosi ri-investire del titolo di conte di Lodi nel maggio del 1416, per salvare la vita del figlio Giacomo, caduto in mano milanese un anno prima. Ormai la dominazione del Vignati era del tutto assoggettata al duca di Milano che aspettava solo il mometo opportuno per liberarsi dello scomodo vicino. L’occasione venne dalla conferma dell’investitura del Vignati. In agosto, Giovanni venne invitato a Milano da Filippo Maria per ratificare gli accordi di maggio. Qui, dopo averlo accolto con grandi onori, lo fece imprigionare e traurre a Pavia. Pare che il Vignati morì nel tragitto e il cadavere vennetrascinato per le vie di Milano come punizione per il tradimento. Contemporaneamente il Carmagnola occupava Lodi per conto del duca di Milano.

Il dominio del Vignati su Piacenza giunse al termine nel 1414, anno in cui cedette la città all’imperatore Sigismondo, perchè ne facesse la sua residenza. Già nel marzo di quell’anno però l’imperatore lasciava la città emiliana per continuae il suo viaggio tra i signori italiani per ottenerne l’appoggio. Così sguarnita Piacenza venne riconquistata nell’aprile 1414 da Filippo Arcelli, per conto del nuovo duca di Milano, Filippo Maria Visconti.


Principali risorse documentarie:

Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

B. Corio, Storia di Milano, a c. di A. M. Guerra, Torino 1978, vol. II, ad indicem; Codice diplomatico laudense, a c. di C. Vignati, Milano 1883-1885, II, ad indicem; D. Lodi, Discorsi historici in materie diverse appartenenti alla citta di Lodi, Bologna 1969 (rist. anast. ed. or. 1629), pp. 495-548, G. Molossi, Memorie d'alcuni uomini illustri della citta di Lodi, Bologna 1969 (rist. anast. ed. or. 1776), vol.1, pp. 117-126, P. Biagini, Giovanni Vignati Signore di Lodi e di Piacenza in «Archivio storico per la città e comuni del circondario di Lodi», 12 (1893), pp. 72-96, 114-144, 153-181, 13 (1894), pp. 1-30; A. Caretta, L. Samarati, Lodi, profilo di storia comunale, Milano 1958, pp. ??, L. Samarati, La crisi del ducato e l’avventura di Giovanni Vignati, in Lodi. La storia dalle origini al 1945, Lodi 1989, vol. I, pp. 235-241; A. Pievani, Giovanni Vignati, conte di Lodi e signore di Piacenza (1360 c.a. - 1416), Lodi 1986; F. Cengarle, Immagine di potere e prassi di governo. La politica feudale di Filippo Maria Visconti, Roma 2006, ad indicem.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: