Visconti, Galeazzo (II)


di:
Estremi anagrafici:

ca. 1320-1378



Durata cronologica della dominazione:

1354-1378



Espansione territoriale della dominazione:

Vedi scheda famiglia Visconti. La città capitale è Milano.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famiglia Visconti. Galeazzo (II) era figlio cadetto di Stefano Visconti e Valentina Doria, fratello di Matteo (II) e Bernabò.


Titoli formali:

Dominus generalis di Milano (1354); vicario imperiale di Milano e degli altri centri appartenenti all’impero e già governati dai Visconti (1355).


Modalità di accesso al potere:

Alla morte di Giovanni Visconti (1354), gli succedettero naturalmente i nipoti Matteo (II), Bernabò e Galeazzo (II).


Legittimazioni:

La signoria di Galeazzo (II) e dei suoi fratelli era già stata prevista nel 1349, all’indomani della morte di Luchino Visconti, quando il Consiglio generale di Milano aveva riconosciuto il dominio dell’arcivescovo Giovanni e approvato l’ereditarietà del titolo signorile per linea maschile e da legittimo matrimonio. Nel 1354, poi, la stessa assemblea municipale confermò formalmente la dignità di domini generales ai tre fratelli, che l’anno successivo (1355) ottennero dall’imperatore Carlo IV anche il titolo di vicari di Milano e degli altri centri dello Stato visconteo appartenenti all’impero; nel 1365 e nel 1368 l’imperatore rinnovò a Galeazzo (II) e Bernabò il conferimento dei vicariati.

 


Caratteristiche del sistema di governo:

All’indomani della successione a Giovanni, le terre dello Stato visconteo furono sottoposte a una ripartizione di natura patrimoniale fra i tre eredi, tranne Milano e Genova, che rimasero possesso comune (ma a Milano i tre fratelli avrebbero eletto il podestà a turno e controllato ognuno due porte della città). Galeazzo (II) ebbe Como, Novara, Vercelli, Alba, Asti, Alessandria, Tortona e altri centri minori. La precoce morte di Matteo (II), avvenuta nel 1355 e accompagnata da sospetti di avvelenamento, dietro cui si paventava l’azione dei fratelli, comportò un’ulteriore divisione dei beni tra Galeazzo (II) e Bernabò: al primo furono assegnate anche Piacenza, Bobbio, Monza e Melegnano. La diarchia dei due fratelli superstiti si rivelò apparentemente serena e collaborativa, pur fra reciproche diffidenze, e non compromise la solidità della loro azione politico-militare, soprattutto nei confronti delle forze avverse.

Entrambi si avvalsero di vicari generali per la gestione dei rispettivi domini, ma il sistema di governo approntato da Galeazzo (II) fu più centralizzato e meno propenso alle deleghe rispetto a quello di Bernabò, preferendo invece un più attento controllo del signore attraverso l’intervento di un gruppo ristretto di fidati plenipotenziari. Nel 1375 Galeazzo (II) emancipò Gian Galeazzo (ma conservò il titolo di dominus generalis per sé), affinché lo sostituisse nelle trattative politiche, non potendo garantire la propria presenza a causa delle precarie condizioni di salute (soffriva di podagra); al figlio affidò anche il governo di Novara, Vercelli, Alessandria, Tortona, Valenza e Casale.

A partire dal 1376, nelle litterae prodotte dalla cancelleria di Galeazzo (II) cominciò a comparire il nome del cancelliere o di un alto ufficiale di riferimento, una novità che, oltre a corroborare l’autenticità del documento, consentiva di riconoscerne immediatamente l’esatta provenienza nel contesto delle strutture burocratiche del governo visconteo, facilitando in questo modo la fluidità delle comunicazioni tra il centro e le periferie, ma anche la gestione archivistica della documentazione prodotta.


Sistemi di alleanza:

Vedi scheda Bernabò Visconti. Galeazzo (II) fu impegnato militarmente soprattutto nel quadro dell’Italia nord-occidentale, dove si trovò ad affrontare le complicazioni legate all’instabile alleanza dei Savoia (con cui era imparentato in quanto marito di Bianca di Savoia), i tentativi di affermazione di Giovanni (II) Paleologo nell’area piemontese, le interferenze angioine e papali nella stessa zona. Galeazzo (II) fu il principale protagonista della presa di Pavia (1359), dove spostò la propria abituale residenza.

Dall’unione di Galeazzo (II) con Bianca di Savoia (figlia del conte Aimone) nacque il primogenito Gian Galeazzo, che nel 1360 sposò Isabella di Valois, figlia del re di Francia Giovanni II, propiziando così migliori relazioni tra la corona francese e il casato visconteo, soprattutto in funzione del governo dei domini piemontesi (il matrimonio comportò l’attribuzione a Gian Galeazzo della contea di Vertus, da cui il titolo di conte di Virtù). La figlia Violante, invece, contrasse ben tre matrimoni: il primo con Lionello di Anversa, duca di Clarence e figlio del re Edoardo III d’Inghilterra (1368); il secondo con Ottone (III) Paleologo, marchese del Monferrato (1377); l’ultimo con il cugino Ludovico, figlio di Bernabò Visconti (1381).

 


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Vedi scheda Bernabò Visconti.


Politica urbanistica e monumentale:

Galeazzo (II) Visconti risiedette inizialmente negli edifici che erano già stati dello zio Giovanni e del fratello Matteo (II), finanziando però opere di rifacimento (si tratta delle strutture ora appartenenti a quelle di palazzo reale). A Pavia, dove nel 1366 trasferì la propria corte, promosse l’erezione di uno splendido e maestoso castello (1360), poi completato da Gian Galeazzo.


Politica culturale:

Tra le frequentazioni di Galeazzo (II) Visconti non mancavano letterati e artisti. A lui si deve anche la fondazione della ricca biblioteca nel castello di Pavia e dell’università pavese (1361), particolarmente celebre per gli studi giuridici e punto di riferimento per la formazione della burocrazia viscontea, anche se la piena affermazione dello Studium Ticinense risale alla dominazione di Gian Galeazzo.

Coltivò rapporti particolari con Francesco Petrarca, che fu ospite dei Visconti fino al 1361 e li affiancò nella gestione di delicate trattative diplomatiche, a partire da quelle con l’imperatore Carlo IV, o in situazioni particolari, come il recupero da parte di Galeazzo (II) della città di Novara (temporaneamente sottratta da Giovanni (II) Paleologo), dove, nel giugno 1358, il poeta pronunciò un discorso pubblico per annunciare il ritorno del signore milanese e il suo perdono alla cittadinanza infedele. Nel 1360 il Petrarca fu designato come oratore ufficiale della delegazione inviata a Parigi per concordare il matrimonio tra Gian Galeazzo e Isabella di Valois.


Consenso e dissensi:

La signoria di Galeazzo (II) Visconti non fu turbata da particolari minacce interne allo Stato visconteo, se si escludono alcuni episodi di ribellione popolare, soffocati però nel sangue dagli eserciti di Bernabò (1374).


Giudizi dei contemporanei:

Similmente al fratello Bernabò, anche Galeazzo (II) non godette di buona reputazione presso i cronisti coevi, che lo descrissero come persona avida, avara e spietata contro i suoi oppositori. A lui è attribuita l’introduzione di una forma di tortura particolarmente cruenta, nota come “quaresima”.


Fine della dominazione:

Morte di Galeazzo (II) Visconti (1378).


Principali risorse documentarie:

Vedi scheda famiglia Visconti.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

F. Cognasso, L’unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, La signoria dei Visconti (1310-1392), Milano 1955, pp. 361-494; A. Viscardi, La cultura milanese nel secolo XIV, in Storia di Milano, V, La signoria dei Visconti (1310-1392), Milano 1955, pp. 571-586, 594-597, 609-610; A. M. Romanini, L’architettura lombarda nel secolo XIV, in Storia di Milano, V, La signoria dei Visconti (1310-1392), Milano 1955, pp. 723-724; F. Cognasso, Istituzioni comunali e signorili di Milano sotto i Visconti, in Storia di Milano, VI, Il ducato visconteo e la repubblica ambrosiana (1392-1450), Milano 1955, pp. 489, 527; F. Cognasso, I Visconti, Varese 1966, pp. 195-199, 218-220, 222-269; L’età dei Visconti. Il dominio di Milano fra XIII e XV secolo, a cura di L. Chiappa Mauri, L. De Angelis Cappabianca e P. Mainoni, Milano 1993, ad Indicem; M. Fossati e A. Ceresatto, La Lombardia alla ricerca d’uno Stato, in Comuni e signorie nell’Italia settentrionale: la Lombardia, a cura di G. Andenna, R. Bordone, F. Somaini e M. Vallerani, Torino 1998, pp. 536-547; A. Gamberini, Lo stato visconteo. Linguaggi politici e dinamiche costituzionali, Milano 2005, ad Indicem; A. Cadili, Giovanni Visconti arcivescovo di Milano (1342-1354), Milano 2007, ad Indicem; N. Covini, Cittadelle, recinti fortificati, piazze munite. La fortificazione nelle città nel dominio visconteo (XIV secolo), in Castelli e fortezze nelle città italiane e nei centri minori italiani (secoli XIII-XV), a cura di F. Panero e G. Pinto, Cherasco (CN) 2009 (Atti del Convegno, Cherasco, 15-16 novembre 2008), pp. 55-56. Vedi poi la bibliografia generale sotto la scheda dedicata alla famiglia Visconti.

 


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: