Visconti, Luchino


di:
Estremi anagrafici:

1287 o 1292-1349



Durata cronologica della dominazione:

1339-1349



Espansione territoriale della dominazione:

Vedi scheda famiglia Visconti. La città capitale è Milano.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famiglia Visconti. Luchino era figlio cadetto di Matteo Visconti e Bonacosa Borri, fratello di Galeazzo, Giovanni, Marco e Stefano.


Titoli formali:

Signore generale della città e del contado di Milano (1339); vicario imperiale di Milano, Piacenza, Lodi e Crema (1341); protector et defensor civitatis et districtus di Asti (1342).


Modalità di accesso al potere:

Alla morte di Azzone Visconti (1339), scomparso senza eredi legittimi, gli zii Luchino e Giovanni – già impegnati nella politica viscontea sin dalla dominazione del padre Matteo − ne presero il posto quali domini generales di Milano, con il formale consenso delle magistrature cittadine.


Legittimazioni:

La signoria milanese di Luchino e Giovanni Visconti fu annunciata dal Consiglio generale della città il giorno dopo la morte del nipote Azzone, scomparso il 16 agosto 1339. Nel 1341 i due fratelli ottennero da papa Benedetto XII il vicariato imperio romano vacante su Milano, Piacenza, Lodi e Crema. Nel 1342 il Consiglio cittadino di Asti nominò Luchino protettore e difensore della città e del suo contado a titolo vitalizio.


Caratteristiche del sistema di governo:

La diarchia esercitata da Luchino e Giovanni Visconti fino al 1349 non fu turbata da significativi dissidi fra i due signori ed espresse una prevalenza del primo nelle faccende secolari, mentre il secondo − nominato arcivescovo di Milano proprio nel 1339, pochi giorni prima della morte di Azzone − si occupò soprattutto ma non esclusivamente di questioni ecclesiastiche, almeno fino alla morte del fratello.

Il governo di Luchino e Giovanni rispettò gli indirizzi già segnati dalla politica del predecessore Azzone, sia verso una più accentuata strutturazione del potere signorile, sia a favore di una duratura pacificazione della società milanese, nel senso cioè di un superamento definitivo delle antiche divisioni fazionarie, affinché la signoria viscontea fosse definitivamente riconosciuta da tutta la città e non solo da una parte. Tentativi di garantire pace e ordine pubblico furono estesi al contado, inasprendo la repressione del brigantaggio e vietando guerre o partite d’armi alle aristocrazie rurali, cui fu preclusa anche la possibilità di imporre tributi.

Sempre sulla scia delle politiche già introdotte da Azzone, Luchino e Giovanni si fecero rappresentare nelle città soggette da vicari o podestà di nomina signorile, come previsto dagli atti di dedizione; intervennero nella gestione degli affari locali ordinando l’aggiunta dei propri decreti a vari statuti comunali; limitarono le giurisdizioni urbane nei contadi per creare rapporti di fedeltà diretti con le comunità minori. Nei decenni centrali del XIV secolo cominciò a formarsi anche un ufficio di cancelleria propriamente signorile (o, per meglio dire, più uffici, nel caso di signorie divise tra più fratelli o dell’associazione al potere di figli), la cui organizzazione si fece via via più articolata, stimolata dalla progressiva estensione dei domini viscontei, dall’infittirsi delle relazioni diplomatiche e dalla crescita delle incombenze amministrative.

In questo periodo furono abolite dal bilancio del comune di Milano le voci di spesa destinate al finanziamento dell’esercito comunale, lasciando nelle mani dei signori ogni decisione in materia di guerra e arruolamenti. Nel complesso la politica fiscale e amministrativa di Luchino e Giovanni è ricordata come rigorosa e ordinata (nel 1345 fu approvata una riforma del sistema di esazione fiscale), tant’è che alla morte di Luchino il fratello Giovanni ereditò una situazione finanziaria piuttosto felice. Nelle varie città sotto la dominazione viscontea la gestione delle finanze locali fu demandata al controllo di un ufficiale chiamato referendario, coadiuvato da altri collaboratori specializzati, come i rationatores (con compiti di calcolo e verifica contabile), il tesoriere (incaricato delle riscossioni e dei pagamenti) e gli esattori.

Sul piano legislativo si segnala la revisione degli statuti comunali milanesi ordinata nel 1348, ma completata solo nel 1351, con l’introduzione di modifiche istituzionali che dovevano rafforzare il governo signorile. Durante la diarchia, fu emanata una dettagliata normativa per regolare la manutenzione di strade e acque nel Milanese da parte delle comunità locali. Nel 1340 fu riformato anche l’ufficio dei Consoli di giustizia, da cui dipendevano diverse materie giudiziarie e giurisdizionali.

Luchino attuò una politica di edilizia militare su vasta scala, facendo edificare cittadelle fortificate in diverse città soggette o rimaneggiando preesistenti strutture di difesa; fra l’altro, si segnala che a Vigevano promosse la costruzione dell’imponente castello ancora oggi visibile, sebbene l’attuale edificio sia il risultato di successivi rifacimenti.

Infine, provvide ad ampliare e consolidare sistematicamente il patrimonio privato del proprio casato, attraverso una lunga serie di acquisizioni fondiarie nei territori che finivano sotto il controllo visconteo (e in particolare quelli collocati in punti strategici). Questi beni erano in parte condivisi con Giovanni, in parte posseduti a titolo personale e affidati alla gestione di uomini di fiducia. Non mancarono nemmeno notevoli investimenti nei titoli di stato veneziani.


Sistemi di alleanza:

In materia di politica estera Luchino e Giovanni cercarono di chiudere quanto prima il conflitto ancora aperto tra i Visconti e la curia avignonese, e già nel 1339 avviarono trattative per ottenere il riconoscimento papale della propria signoria, nonché la revoca di scomuniche e interdetti vari, dietro la promessa di restituire i beni confiscati alla Chiesa, giurare fedeltà al papa e versare certi tributi. Un primo risultato fu ottenuto nel 1341 con l’annullamento dei processi di eresia contro Giovanni e Luchino, cui seguirono altre concessioni, tra le quali il conferimento del vicariato ai due fratelli da parte di Benedetto XII.

Risanati i rapporti con il papato, Luchino poté successivamente riprendere la politica di espansione territoriale già perseguita da Azzone, trattando o confliggendo con le principali potenze dell’Italia centro-settentrionale, ma senza mantenere una condotta coerente in materia di alleanze, preferendo piuttosto una strategia opportunistica. Uomo d’armi, alle conquiste del predecessore aggiunse molte altre terre a nord, a sud e a ovest di Milano, ma con particolare attenzione per l’area piemontese, dove l’avanzata viscontea erose soprattutto i domini degli Angioini, approfittando della crisi in cui era piombato il regno di Napoli dopo la morte di re Roberto (1343). Tra i centri occupati da Luchino si ricordano: Pontremoli (1339), Bellinzona e Locarno (1340-1341), Bobbio (1342), Asti (1342), Parma (ceduta nel 1346 da Obizzo (III) d’Este), Alessandria (1347), Bra (1347), Tortona (1347), Alba (1347), Mondovì (1347), Cuneo (1348) e Cherasco (1348).

Luchino ebbe tre mogli (Violante di Tommaso di Saluzzo, Caterina di Oberto Spinola e Isabella di Carlo Fieschi, quest’ultima nipote di papa Adriano V), ma gli sopravvisse un solo figlio legittimo, Luchino Novello, messo al mondo da Isabella, più alcuni illegittimi. Nel 1347 aveva fatto espellere da Milano i nipoti Matteo (II) , Bernabò e Galeazzo (II), forse per tutelare la successione di Luchino Novello, il quale, dopo la morte del padre, fu tuttavia estromesso dall’arcivescovo Giovanni, che avanzò all’uopo sospetti di infedeltà contro l’ultima moglie del fratello.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Podestà di Vigevano nel 1319.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Vedi scheda Giovanni Visconti.


Politica urbanistica e monumentale:

A Milano Luchino Visconti prese residenza presso il palazzo visconteo (Broletto vecchio) che era stato ristrutturato dal predecessore Azzone, ma in seguito provvide alla costruzione di un nuovo palazzo presso San Giovanni in Conca, collegandolo alla prima sede con una lunga loggia che passava sopra le case.


Politica culturale:

La corte milanese di Luchino Visconti si popolò di musici e buffoni, ma accolse anche letterati, come il poeta Fazio degli Uberti, che forse ebbe qualche incarico presso la cancelleria signorile. Luchino intrattenne rapporti epistolari anche con Francesco Petrarca, senza però mai incontrarlo. Grande amante della caccia, possedeva molti cani, falconi e astori.


Consenso e dissensi:

Luchino e Giovanni parteciparono ai conflitti che impegnarono i Visconti sin dai tempi della signoria del padre Matteo e non furono nemmeno estranei agli intrighi interni al casato. Durante la loro dominazione, Luchino fronteggiò e soppresse con fermezza una congiura di importanti esponenti dell’aristocrazia di Milano, capeggiata dal nobile Francesco Pusterla (1340), sintomo di un evidente disagio del patriziato urbano nei confronti della signoria viscontea, la cui affermazione tendeva ormai a prescindere dal consenso delle altre cospicue casate milanesi e, anzi, ne stava marginalizzando il ruolo politico. Non sono del tutto chiare, invece, le circostanze che portarono all’esilio dei nipoti Matteo (II), Bernabò e Galeazzo (II) nel 1347.

 


Giudizi dei contemporanei:

Il cronista milanese Pietro Azario descrisse Luchino Visconti come uomo aspro, severo, diffidente e tenace nei suoi odi. Il poeta toscano Fazio degli Uberti, che per qualche anno gravitò intorno alla corte di Luchino, ne lodò la giustizia, pur lamentandosi per la sua avarizia. Francesco Petrarca lo celebrò come protettore delle lettere.


Fine della dominazione:

Morte di Luchino Visconti (1349).


Principali risorse documentarie:

Vedi scheda famiglia Visconti.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

N. Valeri, L’Italia nell’età dei principati, dal 1343 al 1516, Milano 1949, pp. 100, 108; A. Visconti, Storia di Milano, Milano 19522, pp. 292-296; F. Cognasso, L’unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, La signoria dei Visconti (1310-1392), Milano 1955, pp. 285-328; A. Viscardi, La cultura milanese nel secolo XIV, in Storia di Milano, V, La signoria dei Visconti (1310-1392), Milano 1955, pp. 598-599; A. M. Romanini, L’architettura lombarda nel secolo XIV, in Storia di Milano, V, La signoria dei Visconti (1310-1392), Milano 1955, pp. 722-723; F. Cognasso, Istituzioni comunali e signorili di Milano sotto i Visconti, in Storia di Milano, VI, Il ducato visconteo e la repubblica ambrosiana (1392-1450), Milano 1955, pp. 462, 465, 472-474, 492, 526, 527, 535; F. Cognasso, I Visconti, Varese 1966, pp. 180-198, 215-217; C. Santoro, La politica finanziaria dei Visconti. Documenti, I, Settembre 1329 - agosto 1385, Milano 1976, pp. XXIII-XXVI; M. F. Baroni, La formazione della cancelleria viscontea (da Ottone a Gian Galeazzo), «Studi di storia medioevale e di diplomatica», 2 (1977), pp. 107-109; E. Occhipinti, Le relazioni tra Vigevano e Milano nel corso del Trecento, in Metamorfosi di un borgo. Vigevano in età visconteo-sforzesca, a cura di G. Chittolini, Milano 1992, p. 37; L’età dei Visconti. Il dominio di Milano fra XIII e XV secolo, a cura di L. Chiappa Mauri, L. De Angelis Cappabianca e P. Mainoni, Milano 1993, ad Indicem; M. Fossati e A. Ceresatto, La Lombardia alla ricerca d’uno Stato, in Comuni e signorie nell’Italia settentrionale: la Lombardia, a cura di G. Andenna, R. Bordone, F. Somaini e M. Vallerani, Torino 1998, pp. 521-522, 528-530; A. Gamberini, Lo stato visconteo. Linguaggi politici e dinamiche costituzionali, Milano 2005, ad Indicem; A. Bazzi, Contributo alla ricostituzione dell’archivio patrimoniale di Luchino Visconti – Inventario, «Archivio storico lombardo», 133 (2007), pp. 159-197; A. Cadili, Giovanni Visconti arcivescovo di Milano (1342-1354), Milano 2007, ad Indicem; N. Covini, Cittadelle, recinti fortificati, piazze munite. La fortificazione nelle città nel dominio visconteo (XIV secolo), in Castelli e fortezze nelle città italiane e nei centri minori italiani (secoli XIII-XV), a cura di F. Panero e G. Pinto, Cherasco (CN) 2009 (Atti del Convegno, Cherasco, 15-16 novembre 2008), pp. 49-52. Vedi poi la bibliografia generale sotto la scheda dedicata alla famiglia Visconti.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: